La corsa di Keita sotto la curva, l'esultanza di Simone Inzaghi in panchina, l'Olimpico in visibilio: è questa la ciliegina sulla torta dell'incredibile stagione della Lazio. I biancocelesti hanno iniziato l'anno in sordina dopo una stagione difficile e anonima come quella passata, lavorando a testa bassa e guadagnando le posizioni di alta classifica con fatica e costanza. La vittoria del derby di domenica sancisce quasi sicuramente la qualificazione in Europa League, confermando un quarto posto che all'inizio dell'anno sembrava praticamente impossibile da raggiungere.

Inzaghi uomo spogliatoio. Non si può non trovare la mano dell'allenatore in un cambiamento del genere: Inzaghi ha plasmato questo organico giorno dopo giorno a sua immagine e somiglianza, lasciandolo però allo stesso tempo libero di muoversi e modificarsi a piacimento, con una gestione dello spogliatoio oculata e mai esagerata. Lo dimostra il modo in cui ha affrontato situazioni difficili come quelle di Keita, che più volte è sembrato sul punto di mollare tutto e lasciare la capitale prima del tempo, ma che grazie al nuovo tecnico si è letteralmente trasformato. Difficilmente resterà a Roma l'anno prossimo, ma il successo della Lazio è passato anche dai suoi piedi e la doppietta nel derby - quasi 20 anni dopo Mancini - lo colloca direttamente nella storia della stracittadina romana.

L'esultanza di Keità dopo il gol nel derby | Gazzetta
L'esultanza di Keità dopo il gol nel derby | Gazzetta

Le mosse tattiche. La cosa che prima di tutte ha sorpreso di Inzaghi è stata la grande capacità di adattamento ad ogni situazione: lo dimostra il camaleontico inizio di stagione, con i cinque moduli diversi utilizzati nelle prime sette partite di campionato. Poi un costante avvicinamento al 4-3-3, considerato ad oggi lo schema base dei biancocelesti, ma senza mai perdere di vista la possibilità di cambiare ogni qual volta se ne sentisse il bisogno. Così è stato domenica, quando l'improvvisa mancanza di Immobile ha costretto il tecnico a cambiare tutto all'ultimo momento, e allora ecco il colpo a sorpresa: fuori Felipe Anderson, 3-5-1-1 con Keita falso nueve e Lukaku. In molti inizialmente hanno storto il naso, ma il campo ha dato ragione ancora una volta all'allenatore piacentino. Il senegalese ha fatto il bello e il cattivo tempo, Anderson quando è entrato ha messo sotto torchio la difesa giallorossa ed è risultato pericolosissimo in fase di ripartenza.

Mentalità. E' una Lazio tremendamente solida quella di Inzaghi, capace di non perdere mai la testa anche nei momenti più difficili e di superare sempre a testa alta tutte le situazioni più spinose. Tante partite i biancocelesti le hanno portate a casa gestendo in maniera perfetta le fasi più calde del match, vedasi il derby di ritorno in Coppa Italia, dove la Lazio ha tirato fuori un primo tempo di perfetta gestione difensiva per poi colpire istantaneamente alla prima occasione utile. Mai un cedimento mentale, neanche quando il Napoli avrebbe potuto distruggere qualsiasi certezza tecnico-tattica espugnando con un rotondo 3-0 l'Olimpico, neanche quando la Juve li ha usati come cavia per il 4-2-3-1 che sarebbe poi risultato decisivo per il prosieguo della stagione bianconera, neanche dopo la batosta del derby d'andata, e neanche dopo aver subito uno dei rigori contro più assurdi del campionato. Una squadra che ha sempre saputo archiviare ogni disfatta e rimettersi subito in carreggiata, e che adesso coglie i frutti di tutto questo lavoro.

Occhio al futuro. Goduti i meritati festeggiamenti, lo sguardo adesso è ovviamente rivolto a ciò che verrà. Sia nell'immediato, perché mancano ancora quattro partite dove bisognerà dare il massimo per blindare matematicamente l'Europa e tenere dietro l'Atalanta nella lotta al quarto posto; e soprattutto perché c'è una finale di Coppa Italia alle porte contro una Juventus in lotta per il triplete. Sia per il futuro, perché questo dovrà necessariamente essere un trampolino di lancio per la prossima stagione, dove l'obiettivo sarà prima di tutto la riconferma di quanto fatto quest'anno e poi chissà, si potrà provare ad alzare lo sguardo un po' più in alto. Infine, ci sarà una competizione europea da onorare al massimo delle proprie possibilità, dopo una serie di annate tutt'altro che esaltanti per le italiane in Europa League, e difficilmente una squadra con la mentalità di questa Lazio e di questo allenatore snobberà un impegno che resta comunque di prestigio.