Stefano Pioli è ufficialmente il nuovo allenatore dell'Inter che così ha definitivamente dimenticato la breve e poco felice esperienza di Frank De Boer sulla propria panchina. Un'avventura strana, iniziata a pochi giorni dall'avvio del campionato e conclusa in maniera amara già a fine Ottobre. Un progetto, sponsorizzato soprattutto da Thohir, forse mai davvero neppure abbozzato.

A distanza di alcuni giorni dalla rescissione consensuale l'agente di De Boer Guido Albers ha parlato a fcinter1908.it raccontando l'esperienza del suo assistito e svelando alcuni aneddoti interessanti: "Aveva iniziato un progetto ed è stato fermato nel bel mezzo di questo progetto, dopo appena 9 settimane. E’ ovvio che non l’abbia presa bene perché se cominci qualcosa ti aspetti di andare avanti insieme, di lavorare come un gruppo. Hai bisogno di tempo per cambiare, tutti sanno che una transizione dal 4-4-2 al 4-3-3 richiede del tempo. L’Inter è un top club, è per questo che Frank ha accettato l’incarico. Ma è impossibile fare una transizione di questo tipo in sole 9 settimane, è semplicemente impossibile." Eppure gli obiettivi da provare a raggiungere erano chiari: "Uno degli obiettivi prioritari, ed era chiaro fin dall’inizio, era quello di cambiare lo stile di gioco della squadra. Era uno dei primi obiettivi dell’Inter. E l’altro obiettivo era quello di trovare giocatori con Dna da Inter, giocatori orgogliosi di giocare per l’Inter e di lavorare duro per l’Inter. Giocatori che meritassero di vestire la maglia dell’Inter ogni giorno in allenamento. Un altro obiettivo era quello di arrivare dal primo al terzo posto, per tornare ovviamente in Champions League."

Frank De Boer ad Appiano Gentile, notizie.it
Frank De Boer ad Appiano Gentile, notizie.it

Obiettivi che forse non tutto il gruppo condivideva, come svela sempre Albers: "E’ ovvio che abbia avuto un impatto forte, sei un calciatore professionista, devi stare concentrato sul tuo club. E’ la prima cosa. Ma il gruppo aveva voglia di cambiare, c’era veramente voglia di cambiare modo di lavorare. Ma qualche giocatore no, qualche giocatore non aveva questa intenzione. E questo rende tutto più duro e difficile ovviamente. Se nel gruppo c’è un’atmosfera negativa, musi lunghi… è difficile lavorare. Frank aveva l’idea di lavorare con un tot di giocatori e poi il resto giovani. Perché se sei giovane sei più predisposto ad accettare di non giocare." Nonostante le difficoltà molti tifosi sono rimasti dalla parte dell'olandese: "I tifosi dell’Inter sono stati sensazionali con lui, fin dall’inizio. Certo che c’erano delle difficoltà da affrontare, io ho visto le partite. Giocavano, poi perdevano una palla e subito subivano gol. C’era da lavorare, guardate il Liverpool. L’anno scorso erano settimi, hanno lavorato e ora sono primi. Si chiama progetto, c’è bisogno di tempo."