Anche se il tuo curriculum da giocatore dice che hai giocato in grandi squadre del calcio europeo, quando ti trovi su una panchina come quella dell'Inter non si può non avvertire la differenza e le responsabilità che porta una situazione del genere. Figurarsi se poi si subentra in corsa, a dieci giorni dall'inizio del campionato e con una squadra costruita sulle idee e le indicazioni di un altro allenatore.
Questa, grandi linee, è la situazione in cui si è trovato catapultato Frank De Boer nel momento in cui ha deciso di accettare la proposta dell'Inter di prendere il posto in panchina di Roberto Mancini. L'allenatore olandese, parlando ad un emittente televisiva in Olanda, ha ripercorso i primi momenti in Italia da allenatore nerazzurro, ammettendo di aver subito capito di essere arrivato in una piazza importante: "È stato un momento complicato per iniziare, ho preso il posto di un allenatore italiano. Senti immediatamente la pressione addosso: una sensazione diversa, che all’inizio ti fa guardare le cose a bocca aperta. Non puoi arrivare qui come un elefante in una cristalleria. L’Italia è diventata campione del mondo nel 2006, e adesso vengono questi olandesi un po’ pazzi a dirci come si fa… per questo faccio le cose un passo alla volta."
C'è spazio anche per parlare del gioco che De Boer sta provando a dare a questa squadra e delle differenze fra l'Ajax e l'Inter: "Potremmo fare meglio quando siamo sotto pressione e dobbiamo giocare la palla, i ragazzi sono davvero forti. Recupero di palla immediato? L'abbiamo fatto all'Ajax e vogliamo farlo anche all’Inter. Qui sono davvero vincenti. Non è che all’Ajax avessi la sensazione di dover spingere i miei giocatori a fare le cose, ma qui all’Inter anche una piccola partita di pallamano fa divertire tanto i ragazzi, mentre all’Ajax era sempre un ‘Uffa, dobbiamo farlo?’. Qui si fa tutto con grande convinzione."