Simone Inzaghi ha sorpreso tutti per l’assetto tattico adottato contro il Pescara. Un inedito 3-5-2, mai utilizzato nel corso di questa e della passata stagione. Il tecnico laziale abbandona il suo fidato 4-3-3 e per affrontare la squadra di Massimo Oddo cambia le carte in tavola: schiera dal primo minuto Djordjevic al fianco di Immobile e Felipe Anderson fa il Basta largo a destra nel centrocampo a cinque; Cataldi in cabina di regia, coadiuvato dalle mezze ali Milinkovic e Parolo; difesa a tre composta da Bastos-De Vrij-Radu.
TRE-CINQUE-DUE - L’idea di Inzaghi è quella di sorprendere il Pescara con i movimenti delle due punte: Djordjevic parte leggermente dietro Immobile, ma i due durante tutto il primo tempo si scambiano spesso le posizioni per non dare punti di riferimento alla difesa avversaria. Cercare le verticalizzazione centralmente, però, non si rivela una tattica proficua (solo in un’occasione Cataldi per poco non manda in porta Djordjevic). I tre difensori del Pescara tengono bene la linea, sia Djordjevic che Immobile faticano a creare spazi: entrambi disposti al sacrificio non trovano il giusto feeling per rendersi pericolosi.
Altra soluzione studiata da Inzaghi con il 3-5-2 è quella di conentrare la manovra sul centro-sinistra, creando una ragnatela di passaggi con Lulic, Cataldi, Milinkovic e uno dei due attaccanti che si stacca, per poi cambiare repentinamente gioco su Felipe Anderson, posizionato sempre larghissimo a destra per sfruttare il campo aperto e lo slittamento della difesa del Pescara verso la direzione del gioco laziale. Costruire per poi sfociare sul numero dieci largo a destra: Inzaghi l'ha pensata così. Così accade nel primo gol della Lazio ed in altre occasioni duarante la partita. Al brasiliano vengono necessariamente dati anche compiti di copertura, Felipe si applica e non manca nel dare il suo apporto difensivo. Da quel lato del campo Inzaghi blocca Parolo, a cui vengono affidati compiti di copertura su quella zona di campo. La mezz'ala più "libera" è Milinkovic che spesso gioca dietro le due punte. Parolo, infatti, non si inserisce mai durante la gara: nel complesso fa una partita offensivamente nell'ombra ma quantitativamente preziosissima.
I biancocelesti, tuttavia, nel primo tempo sono macchinosi nel costruire il loro gioco, complice anche un Pescara attento ed aggressivo dietro. Tutta la squadra di Inzaghi gioca la prima frazione sotto tono: Lulic è molto falloso, Djordjevic pure, immobile ha due occasioni ma non le sfrutta. Felipe Anderson tocca pochi palloni e sulla sua corsia la Lazio non riesce ad essere pericolosa. Sugli scudi sin da subito Milinkovic-Savic e Cataldi, i più reattivi nel primo tempo.
KEITA - Cambia la situazione quando nel secondo tempo cala il Pescara e nella Lazio entra Keita al posto di Djordjevic. Il senegalese, rispetto al serbo, svaria molto di più sul fronte offensivo, bloccando Immobile al centro dell’attacco. Questo permette alla Lazio di attaccare con più pericolosità la difesa avversaria: Keita entra determinato e con voglia di fare, puntando sempre i difensori avversari ed attaccando gli spazi. La difesa del Pescara quindi si abbassa drasticamente. Il numero 14 laziale non è determinante nei primi due gol (nel terzo decisamente sì) ma la sua presenza in campo cambia l’inerzia della gara. Tutta la Lazio, poi, nel secondo tempo gioca con più determinazione del Pescara.
Con Keita che si sposta verso sinistra e con Anderson largo a destra, quando la Lazio attacca si forma in maniera naturale il tridente offensivo che si pensava potesse scendere in campo dal primo minuto. Proprio sull’asse Keita-Anderson si crea l’azione del vantaggio, con Milinkovic (più libero di attaccare la profondità di Parolo) che di testa punisce Bizzarri. Il secondo gol di Radu su calcio d’angolo di Cataldi concretizza quanto i biancocelesti avevano preparato prima della gara sui calci da fermo: nulla quindi di casuale. Lo conferma anche Immobile al termine della gara ("Abbiamo provato ore i calci piazzati, il lavoro ha dato i suoi frutti" ha detto il numero 17 laziale). Il terzo gol è un'invezione di Keita che in velocità supera la difesa del Pescara e mette in mezzo un assist al bacio per Immobile: il singolo che fa la differenza.
Lazio Pescara 3-0 è anche la vittoria di Simone Inzaghi, che sfida le critiche e propone il 3-5-2. Senza paura, convinto delle sue idee di gioco. Anche il lavoro sui calci piazzati fa capire quanto il tecnico piacentino sia meticoloso nel lavoro sul campo. Ad Inzaghi interessa il risultato più di qualsiasi altra cosa, per farlo è disponibile anche a cambiare spesso assetto tattico (in 4 gare 3 moduli diversi in quest'avvio di Serie A): non è un esteta, è un pragmatico del calcio che lavora sul gruppo e sulle motivazioni del calciatori. Senza pregiudizi, con la volontà di far crescere ogni suo giocatore. Fa esordire un '96 italiano proveniente dalla Primavera (Alessandro Murgia), non ha paura a mettere Felipe Anderson a fare le diagonali difensive. Per ora le sue scelte pagano. Contro il Milan sarà un'altra partita, un'altra tattica, un altro modulo (forse), un'altra Lazio.