Inter, Mancini spiega: "Io e il club non eravamo sulla stessa rotta. Avrei voluto finire il mio lavoro"

Roberto Mancini torna a parlare del suo addio all'Inter e spiega i motivi che hanno portato alla rottura.

Inter, Mancini spiega: "Io e il club non eravamo sulla stessa rotta. Avrei voluto finire il mio lavoro"
Roberto Mancini, sport.sky.it
franas
Di Francesco Nasato

Un mese dopo quei giorni così burrascosi, ricchi di alti e bassi, tentativi di ricucire e di mediare senza successo, Roberto Mancini torna a parlare per raccontare in prima persona tutto quello che è successo con l'Inter e che ha portato alla separazione consensuale dal club nerazzurro.

Queste le parole sull'argomento che il tecnico di Jesi ha affidato alle pagine del Corriere dello Sport: "Non voglio avere rimpianti o dire oggi che ho fatto male ad accettare di nuovo l'Inter. Era una sfida importante, sono convinto di non aver sbagliato a tornare a Milano. Purtroppo non ho concluso la missione ma resta un’esperienza positiva. Sono stati fatti passi avanti molto importanti, oggi esiste una squadra base che prima non c’era. Ecco, mi dispiace di non aver terminato il lavoro come la prima volta. Ci siamo stretti la mano, da buoni amici. I rapporti restano buoni e non ho motivo di avere rancori contro il club nerazzurro, come penso loro non possano averne nei miei confronti. La risoluzione è stata consensuale, non siamo riusciti ad imboccare la stessa strada per raggiungere gli obiettivi che l’Inter deve sempre avere davanti: lo scudetto e la Champions. Resterò, ovviamente, un tifoso nerazzurro."

Roberto Mancini, it.eurosport.com
Roberto Mancini, it.eurosport.com

Mancini risponde anche in maniera piccata alle accuse che gli sono arrivate sulla scarsa condizione fisica della squadra: "Sciocchezze, ma questa è l’unica accusa su cui voglio rispondere. All’Inter hanno i dati del lavoro fatto durante la preparazione: siamo nell’epoca moderna, ci sono i Gps, i computer, io ho uno staff di professionisti seri, nessuno può permettersi di denigrare il nostro piano. Ci sono i dati, i numeri, è tutto registrato. Non esiste, per chiarezza, una squadra pronta il 20 agosto. Ci vogliono sei o sette giornate, diciamo il mese di settembre, per essere al top. E questo vale per tutti. Fine del discorso e di una polemica strumentale."

Tutt'altro che strumentale, infine, sarebbe stato l'eventuale arrivo di Yaya Toure che Mancini ha chiesto in più di un'occasione: "Non ci casco. Yaya, da sempre, era uno dei miei obiettivi. Avevamo quasi chiuso il suo acquisto con il presidente Thohir un anno fa, poi lui preferì non tradire il Manchester City dove lo avevo portato io. Touré, come Ibrahimovic, è uno di quei giocatori che fanno la differenza, possono spostare da soli l’esito di un campionato. Come Messi e Cristiano Ronaldo. Certo, oggi la Juve fa parte di un altro pianeta, sotto tutti i punti di vista. Ma se un club avesse preso Ibra o Yaya o addirittura tutti e due insieme avrebbe lottato con i bianconeri per il titolo. Ne sono certo. Non parlo solo dell’Inter, parlo di Milan, Napoli, Roma, Fiorentina... Le big, insomma, quelle del giro che conta."

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About the author
Francesco Nasato
24 anni, giornalista pubblicista, allievo della scuola di giornalismo dell'Universitá IULM, laureato alla Cattolica di Milano in Linguaggi dei Media. Editor di Vavel Italia, scrivo di calcio e Milan sul web e la carta stampata da quando ho 18 anni