Roberto Mancini riannoda i fili di stagione. La sua analisi parte dal positivo avvio. Un'Inter cinica, puntuale, camaleontica. Un continuo via-vai di uomini e moduli, uno stato di incertezza da cui trarre forza. Questo il pensiero del tecnico, pronto a ruotare l'intera rosa per coinvolgere l'insieme nel progetto in via di sviluppo. 

"Abbiamo iniziato bene e farlo in campionato è importante. All'inizio era difficile avere un gioco spumeggiante, i giocatori dovevano conoscersi. Subivamo pochi gol anche se ne segnavamo pochi, ma le vittorie davano consapevolezza. Abbiamo cambiato molti giocatori e chiuso in attivo il mercato, vincevamo e siamo stati criticati per 20 giornate. Al di là del primato e delle vittorie avevamo iniziato bene, col piccolo problema di segnare poco che alla lunga si è rivelato il limite principale".

La carenza di capisaldi da vantaggio a limite. Nel periodo difficile, questo il principale capo d'accusa rivolto al tecnico. Un apparente punto a favore che si tramuta in evidente debolezza all'alba del ritorno. 

"Noi cambiavamo molto. Gli intenditori di calcio dicono che non si dovrebbe, poi a volte bisogna trovare la squadra tipo presto. Ma noi cambiando davamo fiducia a tutti, ognuno si sentiva partecipa e tutti hanno reso molto bene. Credo sia stata una cosa buona, ci ha fatto fare tanti punti all'inizio".

Mancini accetta le critiche, ma pone un freno all'assalto mediatico. Difficile procedere, senza intoppi, nel campionato italiano. Importante trovare una soluzione agli ostacoli di stagione. Un obiettivo mancato - la qualificazione alla prossima Champions - un quarto posto comunque positivo. Il progresso, rispetto alla precedente versione, è evidente, occorre affinare quanto di buono c'è ora. 

"Hanno criticato tutti, anche Sarri quando ha perso giocando sempre con gli stessi. In Italia criticare gli allenatori è lo sport preferito, ma io vado per la mia strada. Farò molti più errori di altri ma è il mio lavoro e bisogna accettare di sbagliare e risolvere il problema. Siamo una squadra in costruzione, per come eravamo partiti avremmo potuto centrare la Champions League. Ma in un campionato ci sono momenti difficili anche non meritandoli ma vanno accettati. L'Inter ha raggiunto il quarto posto facendo tanti punti che in passato valevano la Champions e che in Europa sarebbero valsi secondo e terzo posto. Così schifo non abbiamo fatto, checché se ne dica. La Gazzetta all'inizio ci metteva al quinto/sesto posto nelle graduatorie iniziali. Alla fine la posizione è quella giusta con un po' di rammarico".

Un'Inter in grado di giocare alla pari con le principali squadre della massima serie. Mancini trae forza da questa indicazione per disegnare il futuro. Tasselli di qualità da incastonare in un organico che ha già elementi di spicco. L'estate alle porte deve portare un ulteriore salto verso l'alto, da concretizzare poi con l'avvento della nuova stagione. 

"Solo in un'occasione a Torino contro la Juve, in cui loro non hanno dominato e hanno vinto grazie a un nostro regalo. Per il resto negli scontri diretti non abbiamo avuto problemi, significa che la squadra ha una buona base e non tutte le cose sono negative come molti vogliono far pensare e credo sia la strada giusta per tornare a diventare una squadra che possa lottare per lo scudetto. Abbiamo posizioni consolidate e credo, con tutto il rammarico, perché l'Inter merita di giocare la Champions, c'è la consapevolezza di avere una base e se riusciamo a far andare il cervello, visto che dobbiamo usarlo per fare il mercato sbagliando il meno possibile, ci saremo abbastanza vicini. Chiaro che se cambi molti giocatori rischi di sbagliare ma te ne accorgi quando li alleni. Indossare la maglia dell'Inter è pesante e certe valutazioni si fanno durante l'anno"