Javier Zanetti concede una lunga intervista a Corriere Tv. L'occasione è propizia per esplorare il mondo nerazzurro, per ri-allacciare il passato da calciatore al presente da dirigente. L'avvio riporta all'addio. Zanetti commenta la dipartita dal calcio giocato. Scelta ponderata, decisione non dettata da esigenze fisiche. Un accordo con il club, il saluto nel momento più alto.
"Al termine della partita contro il Livorno, al rientro in campo dopo l'infortunio al tendine d'Achille, ho sentito ancora una volta l'affetto incredibile dei tifosi e lì, per la prima volta, ho pensato di poter smettere, perché volevo chiudere la carriera in campo, da protagonista. Il corpo rispondeva ancora e le motivazioni c'erano, ma prima di tutto viene il club e non volevo ragionare in maniera egoistica. Ho preso la decisione d'accordo con la società. L'ultima partita a San Siro, contro la Lazio, rimarrà per sempre nel mio cuore".
La stagione attuale si chiude con il ritorno in Europa. L'Inter si ferma ai piedi del podio, un passo indietro rispetto alla massima competizione per club, la Champions. Un progresso evidente rispetto al recente passato, il primo tassello in un percorso di ricostruzione tortuoso. Resta un pizzico di rammarico, ingigantito dal girone d'andata, con la squadra al comando. I dubbi del ritorno confermano però una tesi lampante, l'Inter è squadra in divenire, non ha ancora quella forza mentale che segna il confine tra mediocrità e grandezza.
"L'Inter aspira sempre al massimo. Siamo arrivati quarti, ma avremmo potuto fare qualcosa di più. In ogni caso adesso non è il momento di lamentarsi. Stiamo attraversando un percorso, vogliamo rinforzarci e costruire qualcosa di importante. Vogliamo che il ritorno in Europa sia un punto di partenza per una scalata verso traguardi di livello. Ci è mancata continuità, fino a gennaio eravamo primi. Questo è un gruppo nuovo e si sta amalgamando. L'importante è che chiunque indossi la maglia nerazzurra capisca che giocare nell'Inter è una cosa fantastica. La nostra è una maglia storica, va onorata".
La Champions del 2010, con Mourinho in panchina, resta argomento all'ordine del giorno. Troppo forte l'impatto della notte di Spagna per non rispolverare, ogni giorno, l'album dei ricordi. Zanetti si immerge nel verde del Bernabeu.
"La partita non era ancora finita, guardavo Samuel e in lacrime dicevo 'Ce l'abbiamo fatta!'. Le prime emozioni di quella sera sono arrivate quando siamo scesi sul terreno di gioco del Bernabeu per il riscaldamento. La nostra curva piena era qualcosa di indimenticabile. Non potevamo fallire quell'appuntamento, era importante per noi, per la società e soprattutto per i tifosi. Riguardo spesso le foto, lo sguardo di quando alzo al cielo la coppa... non sembro neanche io. Descrive tutto l'amore che provo per questi colori".
A contendersi il trofeo, in questa stagione, Atletico e Real. Soprattutto Simeone e Zidane. Nessun dubbio per l'argentino, il cuore batte per l'undici del Cholo, amico di vecchia data. Un direttore d'orchestra, Simeone, da sempre, prima in campo, ora in panchina. Barcellona e Bayern, vittime illustri. A San Siro, nella "casa" di Zanetti, la sfida al potere blanco, una rivincita alle porte?
"Dispiace non ci sia un derby tra noi e il Milan, ma fa parte del momento che sta attraversando il calcio italiano. Sono sicuro che si rilancerà. Stupito da Simeone? No, come Cambiasso era già un allenatore in campo, non mi sorprende quello che sta facendo. Anche il 'Cuchu' diventerà un grande allenatore. Entrambi parlavano sempre di calcio e di tattica, anche a partita finita. Il 'Cholo' è un amico, gli faccio i complimenti perché con l'Atletico ha fatto qualcosa di fantastico. Nella sua squadra si rivede tutta la grinta che aveva in campo"
Chiusura dedicata al futuro del club nerazzurro. Thohir insegue soci in grado di dare nuova linfa all'Inter. Dalla Cina piovono offerte sul tavolo, proposte da ponderare con attenzione. Sullo sfondo Moratti, un pezzo di storia.
"La possibilità di nuovi investitori dalla Cina onora la storia di questo grande club. Sono persone serie, che vogliono costruire qualcosa di importante e far diventare ancora più forte l'Inter. Moratti? Ci sarà sempre, perché fa parte di questa grande famiglia".