Erick Thohir - prima della ripartenza verso l'Indonesia - concede un'intervista a Class CNBC. L'occasione è propizia per approfondire il mondo nerazzurro. Il Presidente traccia un bilancio di stagione e apre al futuro, tra società e mercato.
Il primo messaggio si dirige alla squadra. Thohir scocca una freccia che va a colpire il cuore del gruppo. Nessun nome, un concetto chiaro. Per vestire il nerazzurro occorre mostrare determinati valori. L'Inter non può permettersi un impegno a intermittenza. Da qui, le previsioni estive, un intenso lavoro al tavolo di mercato per costruire, o meglio rifinire, il progetto avviato con Mancini.
"Ai giocatori: alcuni resteranno, altri no. Ho detto al mio management e all'allenatore che dobbiamo essere sicuri che chi resterà abbia ben chiaro cosa significa essere parte dell'Inter e indossare questa maglia. Devono essere forti mentalmente, non si possono avere troppi cali anche se il calcio è fatto di alti e bassi. Dobbiamo essere continui, lottare, dare sempre il massimo. Se no, non si è da Inter ed è meglio che vadano. Chi vuole rimanere deve capire il peso della maglia. Il club ha 108 anni di storia, io come presidente non posso certo essere immortale: non penso che sarò ancora presidente tra 50 anni quando ne avrò 96! Da presidente voglio essere sicuro di dare il massimo per l'Inter e per il club, a dispetto delle mie imperfezioni voglio dare il massimo. Lo stesso vale per il management, l'allenatore e i giocatori: tutti devono condividere lo stesso obiettivo, quello dell'Inter come top team che deve aspirare al massimo pur tenendo conto del Financial Fair Play. Quest'estate acquisteremo giocatori ma lo faremo con equilibrio. Piero Ausilio sta facendo un ottimo lavoro e di questo lo ringrazio. Dobbiamo continuare così".
Thohir analizza poi le difficoltà di una direzione non a stretto contatto. Un via vai continuo, un legame a intervallo che porta qualcuno a storcere il naso. L'indonesiano si ricollega alle situazioni di Bologna e Roma, esalta una differente gestione nel calcio. Persone fidate, referenti in grado di avvicinare Thohir all'Inter, di eliminare la distanza geografica.
"Quando ti dedichi a qualcosa hai anche degli obblighi, ogni lavoro e ogni decisione nel business è difficile, ma bisogna concentrarsi sul lavorare duramente e cercare di fare il meglio. Viaggiare da Giacarta a Milano passando per Singapore sono 15 ore di volo, ad aprile sono venuto a Milano tre volte, stando più tempo qui che in Indonesia, ma è un obbligo che il mio ruolo richiede. Questo non significa che io debba essere qui ogni giorno. Credo davvero che per fare bene si debba avere un management e un team di persone qui giorno per giorno, oltre che infrastrutture di qualità. Anche altri proprietari stranieri come James Pallotta e Joey Saputo credono in questo stesso modello. Guardate a quello che ha fatto la Roma negli ultimi anni e al Bologna che in questo momento è in crescita. È questa la tendenza, magari altri presidenti e parte dei tifosi non la vedono così, ma va bene lo stesso: essere diversi non vuol dire non poter avere successo. È semplicemente un diverso approccio alla gestione".
Un viaggio nella crisi del calcio italiano. Dai fasti del passato alle difficoltà - specie economiche - del presente. Il Mondo corre ad alta velocità e la massima serie deve recuperare terreno, sotto l'impulso di investitori stranieri - alla Thohir - e di idee all'avanguardia. La nuova direttiva sulle seconde squadre è per il tycoon un ottimo punto d'avvio.
"Il calcio italiano non deve mollare. In Serie A dobbiamo costruire forti relazioni tra presidenti e club. E la Serie A deve adattarsi alla globalizzazione. Ci sono grosse possibilità, sono convinto che ci siano delle cose buone, come la passione dei tifosi. La Serie A è stata la prima Lega ad arrivare in Cina, ma poi cosa è successo? La Serie A non ha monetizzato, ha avuto l'occasione per farlo ma non l'ha fatto. Ora dobbiamo muoverci in fretta. Sono per esempio contento che la settimana scorsa sia stata presa la decisione sulle seconde squadre. In questo modo i giovani possono crescere ed essere pronti per la prima squadra. La Serie A è un uno dei campionati più difficili. È difficile per i giocatori giovani passare immediatamente dalla nostra Primavera alla prima squadra, servono uno o due anni per essere pronti. Invece giocare nelle seconde squadre, con qualità più alta, spero possa permettere ai giocatori italiani di crescere. Si è parlato anche di giocare una giornata di campionato il giorno dopo Natale, che è una cosa bella, perché i tifosi vogliono guardare il calcio in famiglia. Guardate cosa accade in Inghilterra, o negli USA dove l'NBA gioca anche il giorno di Natale. Non chiedo questo, ma dobbiamo confrontarci non solo con gli altri campionati ma anche con altri sport".
Nessuna intenzione di salutare, in anticipo, Milano. Thohir osserva con attenzione le offerte sulla piazza, ampliare la base economica è fondamentale, ecco perché occorre inserire soci in grado di "alleviare" il peso che grava sulle casse del club. Un'occasione propizia anche per dare risalto a un marchio planetario.
"Stiamo cercando partner strategici perché il mondo è sempre più globale, il numero dei tifosi è incredibile, in crescita in Asia, USA e anche in Africa. Trovare un partner strategico è un bene per l'Inter, non per me ma per l'Inter, per renderla sempre più forte. Se mi chiedete di chi si tratta vi dico che ci sono alcuni gruppi con cui stiamo parlando, stiamo vagliando le loro proposte, non c'è ancora nulla di fatto, non è ancora stato firmato nulla, ma è importante capire quale è la visione".
Manca qualcosa all'Inter per competere al primo livello. Dopo il buon lavoro dello scorso anno, ora occorre limare qualche difetto strutturale, porre su una buona base profili in grado di spostare l'equilibrio. Il tutto, ovviamente, senza sorvolare le regole del Fair Play Finanziario.
"Non è una scusa, è la realtà, dobbiamo aggiungere un paio di giocatori per rafforzare la squadra. Non dimentichiamoci comunque che dobbiamo rispettare il FFP, dobbiamo raggiungere i parametri richiesti dalla UEFA. Per quest'anno credo che siamo stati in linea, abbiamo lavorato molto con il nostro management. Si vende e si compra, ma questo non vuol dire che l'Inter non sia un top team in Italia, e che non possa stare in Europa. È una sfida per il management e per il presidente per lavorare sempre meglio".
In chiusura, il racconto dell'incontro con la squadra. Un Thohir soddisfatto, un'Inter a tratti da corsa, prima del calo nel girone di ritorno. I numeri parlano di un progresso tangibile, resta un pizzico di rammarico, ma il ritorno in Europa - pur se da una porta secondaria - accende l'avvenire, oggi carico di speranze.
"Ho incontrato i giocatori e mister Mancini, li ho ringraziati. È stata una buona stagione, non perfetta perché eravamo primi e siamo scivolati, ma comunque una buona stagione. Era il momento di mostrare loro il nostro apprezzamento perché hanno provato a fare del loro meglio. Se guardiamo i punti collezionati rispetto all'anno scorso nello stesso numero di partite ne abbiamo 15 in più, e ne abbiamo molti di più in generale rispetto alle stagioni passate. È un buon punto di partenza e un buon segnale per la squadra, per guardare con fiducia e più esperienza alla prossima stagione".