Nella serata degli Oscar brillano solo i bianconeri. La capolista torna a correre; i nerazzurri non giocano male ma sono troppo remissivi. L'errore di D'Ambrosio (ad inizio ripresa) spiana la strada alla Juventus che chiude i conti con Morata dal dischetto. La squadra di Allegri si porta, momentaneamente, a +4 dal Napoli, impegnato nel big match di Firenze. L'Inter non vede la fine del tunnel e il derby d'Italia ha un gusto ancora più amaro.
Mancini in settimana ha provato un inedito 3-5-2, speculare a quello bianconero: è questa la chiave per far male a Buffon. Con Miranda e Murillo, prende posto Juan Jesus nel terzetto difensivo. Out Brozovic per squalifica, la fisicità di Medel, Melo e Kondogbia è l'unica arma da opporre all'eclettico centrocampo bianconero. I terzini diventano esterni di centrocampo: D'Ambrosio e Telles offrono maggiori garanzie rispetto a Perisic e Biabiany. In attacco, out a sorpresa Eder, Mancini rilancia Palacio (in ottima forma) accanto a capitan Icardi. In una serata come questa, crederci è l'unico imperativo.
Allegri non si fida del collega di Jesi e sceglie di mandare in campo gli uomini migliori. Barzargli (affaticato) e Bonucci (diffidato) reggono il pacchetto arretrato assieme al rientrante Chiellini. Sulle fasce spazio a Lichtesteiner e Alex Sandro, titolare dopo l'infortunio. In mezzo al campo si rivede l'ex Hernanes (complice lo stop di Marchisio) assieme a Khedira e Pogba. Davanti il duo Dybala-Mandzukic 'che tremare il mondo fa'.
L'Inter parte bene, occupando la metàcampo juventina, ma appena i bianconeri si destano dal torpore iniziale sono dolori. I primi venti minuti sono un inno all'intensità e al bel gioco, con le due formazioni che si affrontano a viso aperto. Hernanes, ex dal dente avvelenato, fa tremare i polsi a Mancini con una botta terrificante da fuori area, Handanovic si mette il mantello e devia sulla traversa. Il miracolo dello sloveno spaventa i nerazzurri che arretrano il loro baricentro; la Juve prende coraggio con le sue fiammate. Particolarmente in difficoltà Murillo che, dopo un buon avvio, interviene maldestramente tre volte ma Mandzukic cestina ripetutamente i regali del colombiano. L'Inter ha paura dell'imbarcata e non riesce a mettere la testa fuori dal guscio. Unico guizzo dai piedi dell'encomiabile Palacio che serve una palla d'oro al connazionale Icardi ma il capitano nerazzurro grazia la Vecchia Signora. 'El Trenza', assieme a Kondogbia, è decisamente il migliore dei suoi; si va al riposo in precaria parità.
La ripresa si apre subito col vantaggio bianconero: dopo appena due giri di lancette D'Ambrosio tiene (inspiegabilmente) viva un'innocua punizione di Dybala e Bonucci è lesto a trafiggere Handanovic. Indecifabile l'errore del terzino nerazzurro, probabilmente dovuto ad una mancanza di comunicazione tra reparti. La partita prende una piega ben precisa: la Juventus ringrazia l'ex Torino per il regalo e gestisce, per i nerazzurri si fa davvero dura. La squadra di Mancini non riesce a pungere, imbrigliata da un sistema di gioco che 'non calza' e con cui non riesce ad esprimersi. Le varianti non mancano e per ribaltare il match Mancini sceglie Ljajic e Perisic cambiando modulo: 4-2-3-1. Il nuovo assetto tattico chiude i padroni di casa nella loro metàcampo ma di pericoli non se ne vedono. Anche Allegri pesca dalla panchina e, tanto per cambiare, la sua mossa è decisiva: minuto 84, scappa Morata sul filo del fuorigioco, entra in area e Miranda lo atterra ingenuamente. Per l'arbitro Rocchi non ci sono dubbi è penalty. Rigore generoso ma che in fin dei conti poteva starci. Lo spagnolo si incarica della battuta spiazzando l'incolpevole Handanovic. La Juve la chiude e i minuti finali servono solo a stracciare il record di imbattibilità di Buffon (gran parata su Eder nel recupero).
Il derby d'Italia non regala sorprese e consegna una Juve sempre più sicura di sè. La volata scudetto sarà tutta da gustare. Per l'Inter è l'ennesima amara serata annunciata. L'ambiente sta perdendo la pazienza. La panchina, quest'oggi, recitava Ljajic Perisic Jovetic e Eder. Praticamente due sessioni di mercato bocciate per tornare al 3-5-2 mazzarriano (con Palacio prima punta). Tutte le belle speranze del girone d'andata stanno svanendo miseramente e il cielo sopra Mancini si fa sempre più (bianco)nero.