I film dell'orrore hanno, quasi sempre, un canovaccio prefabbricato: c'è la situazione di equilibrio iniziale (rotta da un avvenimento), un lungo periodo di suspence (che culmina in istanti ben precisi) e alla fine torna tutto com'era prima. Certo, paragonare la stagione dell'Inter, peraltro nata sotto un'ottima stella, ad un film horror fa quasi sorridere. Tuttavia, le ultime sconfitte e l'avvio di campionato poco spumeggiante dal punto di vista del gioco fanno un po' riflettere. I nerazzurri hanno vissuto il loro periodo di gloria (e suspence) a cavallo tra la fine di ottobre e l'inizio di dicembre. La vittoria con la Roma (casualmente nel giorno di Halloween!) è stata un vero tripudio, ma le sofferte vittorie per uno a zero si avviavano a diventare una costante.
L'abbondanza del reparto offensivo faceva gola a molti; gol e spettacolo sarebbero arrivati (dicevano) era solo una questione di tempo. Beh, siamo al 15 febbraio, e di reti se n'è vista qualcuna in più, ma lo spettacolo no, quello proprio non vuole saperne. La debacle interna contro la Lazio era stata subito associata ad un semplice incidente di percorso, ma quella buccia di banana (fatta cadere dalle antagoniste) ha lasciato strascichi pesantissimi. L'Inter ha pagato e sta pagando dazio; direbbe qualcuno (maliziosamente) che la dea Bendata ha saldato il suo debito con la Milano nerazzurra, ma siamo uomini e siamo fatti per sbagliare. Il silenzio con cui allenatore e giocatori non si sono presentati in conferenza, ieri sera, fa storcere il naso. Serve davvero scaricare la colpa, per l'ennesima volta, sul direttore di gara? I problemi dell'Inter erano, sono e saranno altri.
Ovvio che l'espulsione di Telles (per quanto discutibile) sia stata decisiva, ma gli uomini, che dovrebbero caricarsi i compagni sulle spalle, evidentemente hanno la schiena fragile. In questo frangente, spezzare una lancia a favore di Rodrigo Palacio mi sembra più che dovuto. Il 'Trenza', reduce dall'ottima prestazione di Verona, si è sbattuto come un forsennato per 84 minuti. A trentaquattro anni suonati, questo 'ragazzino' rischiava di decidere un match di vitale importanza per il fututo della Beneamata. Giovincelli e nuovi acquisti, impalpabili ieri sera, si nascondevano dietro la difesa viola, sperando che il buon Rodrigo inventasse qualcosa. Ma di chi è la colpa di tutto ciò? Dell'allenatore? Dei giocatori? Entrambi? Probabilmente il processo per direttissima, in questo momento, non è la cosa migliore.
Gli errori sono stati fatti, ma come non fu giusto scendere dal carro dopo la sconfitta col Sassuolo, non sarebbe giusto farlo ora; tutto di guadagnato se la compagine meneghina riuscisse ad arrivare terza. Il traguardo è lì, ancora alla portata, ma le certezze si stanno sgretolando, lentamente, come polvere al vento. Lo stadio tornerà a svuotarsi, si udiranno i primi fischi e nessuno vedrà mai la fine di questo tunnel. No, il processo non è decisamente la via migliore. Tuttavia, l'Inter sembra aver superato il decisivo momento di suspense (culminato con il primato) e si avvia mestamente verso la ricostruzione di quell'equilibrio che ha caratterizzato i fallimenti degli ultimi anni. La Fiorentina ha semplicemente girato il coltello nel ventre di una squadra che, se avesse fatto il colpaccio, sarebbe ufficialmente rinata.
Questa, probabilmente, è un'altra storia; ci piacerebbe raccontarvela ma preferiamo concentrarci sul presente. Un presente a forti tinte viola, un presente da 'profondo viola'.