Il pari interno con il Carpi apre la discussione sul futuro dell'Inter. L'involuzione è evidente, alle fatiche d'attacco si associa ora una fase difensiva non più solida come in avvio di stagione - eccezion fatta per un Handanovic di lusso - e i risultati condannano l'operato di Mancini e della squadra. La posizione di classifica è buona - terza piazza in coabitazione con la Fiorentina - ma la stagnazione preoccupa in ottica futura.
Avanti di un gol - Palacio - e di un uomo, l'Inter apre alla ripartenza del Carpi, Bianco imbecca Lasagna e addensa nubi sul progetto nerazzurro. Pari, occorre dirlo, meritato, specie per quanto visto nei primi 45 minuti. Il rammarico - di Mancini e di molti - risiede nell'incertezza offensiva, tante occasioni nel finale, tante opportunità per arrotondare il risultato, sconfiggere l'apatia diffusa e scongiurare pericolose trappole. Errori, non da Inter.
Nel post partita, Felipe Melo, titolare in luogo del diffidato Medel, segue le orme del tecnico e sottolinea le attuali difficoltà della squadra.
"Quando si perde o si pareggia c'è sempre un problema, è il destino dei grandi club".
"Dobbiamo fare gol e basta. Questa gara si doveva vincere, abbiamo gestito la palla, ma dobbiamo essere più intelligenti, abbiamo perso due punti, siamo incazzati neri, ma siamo l'Inter e dobbiamo sapere cosa c'è da fare. Come si esce da questo momento? Vincendo, solo così si esce da questo momento. Stiamo lavorando per restare in alto, ma dobbiamo lavorare di più, segnare di più"
Dito puntato, quindi, sulla fatica del gruppo a concretizzare quanto prodotto. Parole dure, che seguono a stretto giro di ruota quelle di Mancini, ma il piano emotivo è differente. Dall'ammissione di debolezza del tecnico si passa al forte impatto del brasiliano, restio a cedere le armi già a gennaio.
Occasione di riscatto, Juve e Milan per certificare l'attuale stato dell'Inter. La fermata di Coppa ad anticipare il derby, resa o ripartenza?
"Abbiamo la forza per tirare fuori ciò che ci serve. Siamo umani, si sbaglia, è chiaro che all'Inter uno sbaglio costa caro. Qui va fatto il 100%, sono all'Inter per vincere, non per andare in Champions o Europa League, questo è un club vincente. Sono molto arrabbiato".
In chiusura un forte richiamo ai compagni, un richiamo all'umiltà, ai valori fondamentali. L'Inter deve riscoprire la sua reale natura, togliersi quel velo di supponenza emerso dopo buoni risultati.
"Torniamo coi piedi per terra".