Un segnale. Roberto Mancini alza la voce, lontano dai riflettori, nel silenzio dello spogliatoio. L'Inter chiude il 2015 con un passo falso - fastidioso - sul campo amico, ma mantiene la vetta della A e imbocca il rettilineo di gennaio con punti fermi e fiducia. Il ribaltone interno deve però far riflettere, perchè le tossine del posticipo non vadano ad inficiare il futuro alle porte. 

Il tecnico intende chiudere rapidamente il tavolo di crisi apertosi al tramonto della gara domenicale, ponendo paletti utili anche per le prossime uscite. In tre sul banco degli imputati, Ljajic, Jovetic e Melo. Ai primi due Mancini chiede maggior comunione d'intenti. Il serbo - messo fuori inizialmente con la Lazio - deve riconoscere l'autorità di chi siede in panchina e accettare le scelte tecniche senza palesare malumori e fastidi, il montenegrino deve, invece, ritrovare serenità e giocata. Al momento del cambio, poco dopo l'ora di gioco, scambio di battute con il Mancio, poco gradito dall'allenatore nerazzurro. Jovetic, da tempo, vive una fase d'appannamento, fatica ad accoppiarsi ad Icardi e si intestardisce spesso alla ricerca di una soluzione individuale difficile. L'ombra odierna fa da contraltare al scintillante inizio e in tanti dubitano ora della bontà del progetto-Jojo. Falso nove o trequartista, un dubbio che circonda l'Inter e mette in scacco Mancini.  

Infine, Melo. Rigore e a seguire rosso, un patatrac che spegne i sogni di ritorno nerazzurri. Dopo il gol di Icardi una mazzata sulla partita, un'autostrada per Candreva e il golpe di Pioli. Follia, non nuova dato il personaggio. Dal ritorno in Italia, il primo momento Melo, primo e ultimo, perchè così deve essere. Mancini conosce e apprezza il temperamento del brasiliano, è un suo pretoriano dai tempi del Gala, ma le partite, in A, girano spesso su episodi e la tenuta mentale è la base per l'assalto al titolo. Punito anche lui, quindi, un avviso, una multa leggera, ma d'impatto. Prime avvisaglie, da non sottovalutare, perchè solo remando tutti nella medesima direzione si può conseguire qualcosa d'importante. Il gruppo, e all'interno del gruppo i singoli, non viceversa. Principio chiave dell'Inter capolista.