Il primo posto in classifica, dopo 16 tornate, certifica la bontà dell'operato nerazzurro in sede di mercato. Ruolo chiave ha, in questo senso, Piero Ausilio, architetto della squadra ora nelle mani di Roberto Mancini. Giusto interrogarsi, a questo punto, sulle possibili migliorie da apportare a un organico ribaltato in sede estiva.
Il d.s smorza i toni senza mezzi termini, l'Inter punta a consolidare il gruppo costruito qualche mese fa, senza spendere e spandere in sede di riparazione. Il nome che più risuona a Milano è quello di Calleri, talentino del Boca che molti vedono a breve in nerazzurro. Ausilio frena.
"Calleri lo stiamo seguendo, nulla di più. È un profilo interessante ma al momento non c'è nulla. Abbiamo lavorato tanto d'estate sul mercato, se le cose sono fatte bene non c'è bisogno di fare chissà quale intervento".
A stupire è la crescita, rapida, del club. La netta inversione di tendenza rispetto al passato - con l'inserimento di un ingente numero di giocatori - non ha condizionato il rendimento di campo. L'Inter è apparsa, da subito, squadra. Ora anche bella. I meriti, per Ausilio, risiedono nel lavoro di Mancini.
"Non pensavamo di inserire così velocemente undici giocatori, di solito i risultati arrivano in più tempo, ma vanno fatti i complimenti al tecnico per il lavoro. Poi, è chiaro, i conti si faranno a maggio".
In chiusura, l'analisi del cambio alla guida operato nella stagione precedente. La scelta di chiudere il rapporto con Mazzarri per lanciare il Mancini-bis. Scelta dettata dalla sensazione di impotenza, di negatività. Scelta oculata, Mancini e Mancini soltanto per rilanciare l'Inter.
"L'anno scorso all'Inter c'era una situazione particolare. Soprattutto ambientale, un clima surreale. A San Siro l'ambiente non spingeva e anche in Walter Mazzarri era subentrato un senso di sfiducia. Ma se non ci fosse stato Mancini, saremmo andati avanti con Mazzarri. Non valeva la pena cambiare se non per un allenatore così importante".