L'impegno atteso si avvicina. Dopo la sgambata nel Trofeo San Nicola, chiuso con la sconfitta nel derby, Mancini torna a pensare seriamente alla gara del week-end. Si gioca di lunedì - complice la trasferta europea del Napoli - e inizia da oggi l'avvicinamento a ranghi completi alla sfida d'alta classifica. Doppia seduta, utile a cucire le prime indicazioni sulla possibile formazione iniziale.
Adem Ljajic è il giocatore più in forma. La prestazione scintillante offerta contro il Frosinone impenna le quotazioni del talento serbo, voluto da Mancini al tramonto del mercato e pronto a prendersi la ribalta dopo un naturale periodo di ambientamento, utile a raggiungere la migliore condizione fisica.
Nella mente del tecnico, un'Inter granitica tra difesa e centrocampo, a forte impatto fisico, con tre giocatori destinati a formare una sorta di trincea per impedire agli avanti del Napoli di mettere a ferro e fuoco le quattro postazioni davanti ad Handanovic. Medel, al rientro, Felipe Melo, Guarin, con le alternative Kondogbia e Brozovic. L'intento è chiaro, il tecnico non vuole esporsi alle folate partenopee, importante impostare tatticamente nel modo corretto la partita, per non cadere nelle ondate di casa.
Quindi resistenza e ripartenza, perché il tenore dello spartito cambia dalla trequarti, dove l'Inter può disporre di giocatori di enorme qualità e passo rapido. Perisic, a riposo dopo le due settimane trascorse con la Croazia, si veste nuovamente di nerazzurro - fondamentale il suo ruolo da collante tra reparti - e al suo fianco si posiziona Jovetic, boa centrale pronta a fluttuare avanti e indietro, per togliere riferimenti ai possenti centrali di Sarri.
Jovetic per Icardi, con Ljajic sull'altro fronte esterno. I due parlano la medesima lingua calcistica, è la parola dei grandi giocatori, duettano nello stretto e sono in grado di infilare una difesa solida, ma non rapidissima. Le uscite di Jojo possono poi ampliare le falle di casa, consentendo inserimenti altrui, vedi Guarin, per fare un esempio.
Questo schieramento consente a Mancini di avere una squadra corta in copertura, abile a ribaltare l'azione e in grado di costruire anche in situazioni anguste pericoli alla porta di Reina. Controindicazione unica è la mancanza di centimetri davanti, Jovetic sa proteggere la sfera, ma non ha la stazza di Icardi.
La formula vincente varata con la Roma stuzzica Mancini, sacrificio e tecnica, frullato da titolo.