L'Inter vince e, almeno per una volta, convince. Il 4-0 rifilato al Frosinone ha messo in luce una squadra come al solito compatta e votata alla vittoria. Tuttavia, per la prima volta dall'inizio della stagione, i riflettori sono stati puntati per novanta minuti sul reparto avanzato. Già, perchè Ljajic e compagni hanno letteralmente demolito il fortino dei ciociari mostrando un'intesa sempre più invidiabile. Il pragmatismo manciniano, dunque, inizia a conciliarsi con l'enorme bagaglio tecnico offerto dalla batteria di trequartisti. Quarta vittoria consecutiva e primo posto consolidato. Eppure, nonostante i numeri dimostrino il contrario, c'è chi continua a criticare la qualità e la consistenza del gioco dei nerazzurri. Poichè domenica, trascurando il risultato finale, il Frosinone ha obbiettivamente opposto una scarsa resistenza ai padroni di casa, sgretolandosi totalmente nei minuti finali. Banco di prova ritenuto, quindi, insufficiente per valutare la reale forza della Beneamata, aspettando con ansia il big match di lunedì sera.
Inoltre, per l'ennesima volta, il tecnico nerazzurro ha disposto i suoi in maniera teoricamente speculare rispetto ai suoi avversari (4-4-2 per Stellone, 4-2-3-1 per Mancini); nascondendo il vero volto della sua Inter. Ciò, secondo alcuni addetti ai lavori, alla lunga risulterà controproducente, perchè la squadra perderà la sua identità preoccupandosi prima dell'avversario e poi di sé stessa. Ma c'è anche chi afferma il contrario, incensando i continui cambi di modulo come una delle peculiarità della squadra meneghina. Fatto sta che il buon Roberto sia contro il Torino (riproponendo il 3-5-2) che nelle partite precedenti aveva dato prova della duttilità dei suoi uomini; alternando i più svariati sistemi di gioco. Il tecnico di Jesi, infatti, in estate aveva richiesto calciatori ben precisi, che si adattassero alla perfezione col suo modo di intendere il calcio: sacrificio, tecnica e forza di volontà. È pur vero, tuttavia, che il modulo perfetto prima o poi dovrà essere trovato, e ciò consentirà una rotazione migliore dei singoli a disposizione. Perfino Arrigo Sacchi è intervenuto sul tema con queste parole: "L'Inter è la dimostrazione di un calcio antico rivisitato da una persona con idee chiare. In altri paesi lo spettacolo offerto dalla squadra non sarebbe gradito, però va bene in Italia dove la vittoria è tutto”.
Frasi sentite e risentite,uscite dalla bocca di un personaggio che di bel calcio ne ha visto e non poco. Tuttavia, forse, non rendono giustizia alla cavalcata, sin qui perfetta, di un'Inter che veniva dall'ottavo posto della stagione precedente. Si sta cercando a tutti i costi il pelo nell'uovo di questa squadra che, per una sera, ha abbandonato la sindrome da 1-0 cercando di avviarsi verso la ricerca dello spettacolo. Certo, la strada è lunga e tortuosa, ma i segnali sono incoraggianti. Ljajic e Jovetic si intendono a meraviglia, Biabiany è una furia e Icardi ha ritrovato il senso del gol perduto e se segna anche Murillo... Mancini continua a fare pretattica: "Ci sono squadre molto più attrezzate di noi" ma domenica sera, in un colpo solo, si è ripreso spettacolo e primato solitario, aspettando con ansia la trasferta del San Paolo e poi chissà...