Il giocattolo si è rotto. La macchina perfetta ammirata la scorsa stagione, quando probabilmente c'era tutto da guadagnare, si è paurosamente inceppata davanti ad una necessità sempre più impellente di risultati. La Lazio che ha iniziato la stagione, nel ritiro estivo, è sembrata impaurita ed inerme davanti alle prime difficoltà da fronteggiare. Le certezze sotto il piano di vista del gioco e della mentalità sono state minate e sgretolate da alcune decisioni che hanno intaccato l'essenza dello spogliatoio: dalla partenza di Mauri (successivamente richiamato), alla fascia di capitano assegnata a Biglia, che ha destabilizzato ed infastidito Antonio Candreva.
Tuttavia, dopo l'eliminazione dalla Champions, gli equilibri interni al campo, e non solo, sembravano essersi ristabiliti, con una Lazio finalmente pimpante e rinvigorita da qualche successo di fila. Sassuolo e Atalanta hanno completamente distrutto l'animo dei laziali, seppellito, in termini sportivi da Milan prima e Roma poi, poco prima della sosta. La pausa lunga per le Nazionali doveva servire a placare gli animi, prendere una boccata d'aria prima nell'intento di ossigenare cervello e rigenerare l'alchimia dello spogliatoio. Tutt'altro: il pareggio interno contro il Palermo ha messo in mostra, ancora una volta, la precarietà mentale e fisica di una squadra che sembra aver smarrito sè stessa davanti allo specchio.
La Lazio dà l'impressione di essere una squadra remissiva, che per quanto possa cercare di scuotersi grazie alle folate di Keita, Anderson, o dello stesso Candreva, non sembra avere la piena convinzione di ciò che interpreta, frutto di una confusione figlia di tanti fattori che bollono nel pentolone. Per questo motivo il patron Lotito ha deciso, per la seconda volta in stagione (era già capitato dopo lo 0-5 di Napoli) di mandare tutti in ritiro in quel di Formello, per provare ad analizzare e curare i mali di stagione. La mancanza di grinta e carattere sono i capi d'accusa mossi dal numero uno dell'aquila al mister di Parma: non è una questione di gioco, di risultati, ma di spirito di sacrificio. Valori che spesso differenziano una squadra viva, seppur in difficoltà, da un'altra il cui animo è devastato.
L'ambiente, per Stefano Pioli, non è di certo il più congeniale per lavorare e cercare di rimettere assieme i cocci rotti. Il Dnipro e la trasferta di Empoli saranno decisive per le sorti del mister. Tutti in castigo, tranne Lotito.