Basso profilo, almeno a parole. Mancini risponde a tutti con pacatezza, alleggerisce la pressione e sposta l'attenzione verso altri lidi: Firenze, Napoli, Torino, Roma. L'Inter prosegue la sua marcia, scaccia possibili trappole e riabbraccia la A con un sonoro 4-0. Vittima di giornata il Frosinone, a lungo in partita, prima del tracollo finale. 30 punti in 13 giornate, la conferma di una solidità difensiva ritrovata, la novità di un tabellino da grande notte, con quattro nomi a referto alla casella "gol".
La sosta non inibisce l'incedere nerazzurro, due settimane di sedute a singhiozzo, con un gruppo spogliato dalle Nazionali, qualche ora per preparare una gara tosta a ranghi completi, un avversario pronto a chiudersi per colpire in velocità. L'Inter accetta la sfida e dopo una manciata di secondi è già all'angolo della porta ospite. La fase iniziale segnala le maggiori difficoltà, perchè, superata l'ansia da palcoscenico, il Frosinone offende, ribaltando l'azione rapidamente - più volte gli avanti 1vs1 contro i centrali di casa - o affidandosi all'estro dei singoli, vedi Soddimo (conclusione volante ad esaltare Handanovic).
L'undici nerazzurro si presenta secondo un modulo caro a Mancini, ma fin qui poco utilizzato. 4-2-3-1, con Ljajic e Biabiany esterni con compiti di copertura e Melo - Kondogbia (diversi errori in impostazione) a chiudere la cerniera davanti alla linea a quattro. Si arriva rapidamente al tiro, manca però la giusta scintilla. Alla mezzora la scossa, Biabiany - il colpo in canna del Mancio nella notte del ritorno - firma l'1-0 e si emoziona, sotto la curva, dopo la pausa e i pensieri d'addio. Un tap-in, di controbalzo, non semplice, a seguire la conclusione di Ljajic smanacciata da Leali.
Qui cambia la partita, l'Inter prende il pallino, definitivamente, e rischia poco o nulla. Miranda dirige, Murillo fa a sportellate, gioca d'anticipo, Melo trotterella, attento a non incappare in un giallo da squalifica. Sulla trequarti, il feeling tra Ljajic e Jovetic è evidente, si cercano, duettano nello stretto, la manovra si impenna quando entrano sulla scena tenori di questa tecnica. Icardi appare un po' lento, macchinoso, ma il gol - bello - toglie un velo di malinconia. Dai e vai - delizioso - con Ljajic, esterno del serbo, appoggio in rete dell'argentino. Il 2-0 spegne il Frosinone, è la spallata alle velleità degli ospiti.
La mezzora finale serve per osservare un'Inter da ripartenza. Telles - titolare sulla corsia mancina - chiude e accende i motori davanti - bella prova, soprattutto in fase difensiva - Ljajic è il rifinitore di ogni soluzione. Nasce dai suoi piedi l'Inter, da un tacco di Jovetic affiora invece il terzo boato di San Siro, con Murillo - nell'inedito ruolo di terzino destro, dopo l'uscita di Nagatomo - a griffare l'ennesima serata in ufficio.
Chiusura per Brozovic, bordata dal lato, con il Frosinone da tempo sotto la doccia. Tanti cenni d'assenso, pacche sulle spalle, la squadra a ricevere l'omaggio del pubblico presente. Qualche mese fa un'utopia. Il camaleonte Mancini si prende un'altra vittoria, seguendo il medesimo filone. In panchina, volti importanti, proiettati alla gara del San Paolo. Rifiatano Medel e Guarin, Perisic ha appena il tempo per una sgasata a destra, tra una settimana, tocca a loro. Quale ricetta per violare casa Napoli? Parola all'alchimista di Jesi.