Di punti e di rivalsa. Banti ferma il gioco e caccia Melo, secondo giallo. Fallo tattico. Mancini entra in campo, una furia. L'Inter si ritrova sotto in termini di uomini e lì trova linfa per la spallata che indirizza la partita. Sente il rumore nemico e accelera. Un cambiamento repentino, perchè in campo la squadra produce, dall'azione seguente, un forcing deciso, violento. Pressione e gioco, come se la scelta arbitrale incidesse nella psiche, azionando un interrutore mentale fino a quel punto in blocco.
Da un recupero di Perisic, seguito dall'apertura di Brozovic e dal liscio di Ferrari, nasce il comodo vantaggio di Icardi, con assistenza di Ljajic. Esultanza di gruppo. L'Inter si ri-scopre, dopo aver prodotto una sonnolenta manovra per un'ora. Il tabellone dice 0-1 e lo spartito si ribalta. Il Bologna, attento a non prenderle e pronto ad azionare la staffetta in contropiede, deve esporsi e Rossi butta dentro quel che ha, poco a dire il vero. Al tramonto, Handanovic e la sorte. Destro, da un passo, impatta benissimo, ma senza indirizzare a dovere. Lo sloveno, di riflesso, alza. Il triplice fischio attimi dopo. Banti manda tutti negli spogliatoi, dove si incrociano prima Melo e Mancini, saluto anticipato anche del tecnico, dopo la seconda sfuriata per un fallo sull'out di Palacio.
La vetta, per oggi, ha colori nerazzurri, ma evidente è la difficoltà nel produrre un'idea. Mancini costruisce un'Inter rinnovata, rinuncia a Medel, lancia Ranocchia e risparmia Jovetic. Brozovic è l'elemento che innalza il livello medio del centrocampo. Mentre Melo trotterella e Kondogbia insegue il suo essere giocatore, il croato sprinta, raddoppia, imposta. Più fumo che arrosto per un tempo, sballottato tra trequarti e regia, ma qualcosa c'è. Brozovic corre e si mette in visione, nella prima Inter del Dall'Ara una novità.
La rabbia di Mancini è evidente, richiama i suoi, ma poco o nulla si vede. Icardi si batte, ma solo, può poco. A fine gara, parole forti dell'argentino. Nella ripresa, l'Inter alza la voce, ma Da Costa non soffre. Palla lunga, nella speranza che la confusione produca qualcosa. Perisic e Ljajic non creano superiorità, gli esterni accompagnano di rado. Solo l'inferiorità sveglia gli ospiti. Non bella l'Inter, ma perlomeno fisica. L'aggressione travolge un Bologna rinunciatario. Recuperi e pericoli. Quando torna in possesso, con l'undici di Rossi non schierato, l'Inter può sfruttare il maggior tasso tecnico. Il gol nasce da una leggerezza altrui, ma è frutto di spirito e voglia. L'Inter, ora, si aggrappa a queste doti.
Può bastare al cospetto di un modesto Bologna, difficile sia la giusta medicina per fermare la Roma di Garcia. Nel vorticoso "vagabondare" di uomini e moduli la difficoltà di Mancini, che non riesce, ad oggi, a trovare le chiavi del gruppo. Soluzioni difformi in attesa di una risposta confortante. La difesa regge, con l'elegante Miranda a indicare la via ai compagni, ma è nel mezzo che si costruisce una grande squadra. All'Inter manca qualità, da tempo.