L'Inter di Mancini è nei 45 minuti iniziali, specie nei venti che accompagnano le squadre all'intervallo. In quel frangente, mentre San Siro ribolle, investendo i 22 in campo, l'undici nero-azzurro inonda la metà campo bianconera. Brozovic mette a giro sul palo lungo, il montante ribatte senza pietà. I passi dell'Inter sono frenetici, la Juve, senza ossigeno, perde i riferimenti. Il piano tattico è chiaro: cerniera di mezzo di spessore - Medel/Melo - per cucire la squadra, tre giocatori chiamati a un pressing asfissiante - Perisic, Jovetic, Brozovic - la volontà di recuperare palla e impedire alla squadra di Allegri di costruire sfruttando la maggior qualità.

Le cose migliori l'Inter le fa quando ha la bava alla bocca. Soffre poco, perché raramente la palla arriva dalle parti di Handanovic e davanti "chiama" la qualità di Jovetic, motore e anima di ogni manovra offensiva. Il montenegrino prende per mano i compagni, non teme la giocata, crea superiorità. Ai suoi lati, Perisic, rapido, e Brozovic, continuo. Il croato è la carta che spariglia il mazzo. Mancini mette in panca Kondogbia e Guarin e si affida a Brozo, elemento di equilibrio nelle due fasi di gioco. Si propone alto, sull'esterno, ma ripiega con intelligenza, irrobustendo la mediana.

La coperta si rivela corta nella ripresa. L'Inter non ha il passo della prima frazione, Jojo spegne con più facilità, perché lo stop forzato presenta il conto e da partita d'assedio diventa gara di trincea. La Juve, con spazio, dirige e allarga il fronte, Cuadrado imperversa e le opportunità aumentano. Anche qui, legno. L'Inter cerca di sfruttare ripartenze rapide, ma non ha più il predominio territoriale, Icardi stenta e il piano partita salta. Pogba, di suola, spaventa, "tracciando" il campo con eleganza, cresce Marchisio, Khedira si inserisce, il secondo capitolo sorride ad Allegri.

Mancini toglie Melo e gioca Guarin. Il colombiano non ripaga la fiducia. Dybala, sul fronte opposto, ci mette voglia e spirito, ma la saracinesca di Handanovic non ha buchi. Zero a zero, bilancio in equilibrio. Un punto che conferma i pregi dell'Inter, granitica dietro, di impatto in mediana, e mantiene intatta la fiducia della piazza. Resta da combattere la preoccupante apatia d'attacco. Icardi par lento, macchinoso, sbraita e incita i compagni, ma nei fatti non lascia la sua impronta. Senza l'argentino, il peso sulle spalle di Jovetic si fa gravoso, troppo. Ecco allora, il tarlo di Mancini, ricamare da una base solida una conclusione vincente.