L'abbraccio finale, quello a metà campo dopo la vittoria sul Frosinone: è lì che si costruisce la Lazio di Pioli. Allenatore tanto snobbato all'inizio, quanto amato ora. In poco più di un anno il tecnico emiliano ha imposto la sua mentalità; attraverso un gioco propositivo, basato sul pressing e sul sacrificio, si è fatto apprezzare dall'ambiente. La Lazio quest'anno non ha cambiato molto, si è privata degli esuberi (i vari Novaretti, Cavanda, Ciani, Ledesma, Gonzalez) rimpolpando la rosa con innesti giovani e di qualità. Il gruppo è rimasto, da Marchetti a Klose quasi tutti vantano più di due anni in biancoceleste. I veterani sono Stefano Mauri (questo è il suo nono anno di Lazio) e Stefan Radu (settimo anno a Roma), ma c'è anche Cataldi che da una vita veste la maglia della Lazio, in più Keita e Onazi vengono dal settore giovanile. A parte i nuovi arrivi, il gruppo è consolidato. La Lazio è tornata ad abbracciarsi, a volersi bene. A lottare per la vittoria. Ritrovata la serenità, tutto diventa più facile.
Il lavoro di Pioli
A Pioli il merito di trasmettere ai giocatori valori importanti, quali l'appartenenza (spesso agli allenamenti fa cantare alla squadra l'inno della Lazio), il sacrificio, l'aiuto reciproco, l'altruismo. "Keita ha finalmente imparato a giocare con la squadra" ha affermato Pioli dopo il gol del suo gioiellino contro il Frosinone. Sarà stata dura, ma anche la Maravilla ora è entrato nei meccanismi dell'allenatore: non esiste il singolo, esiste il gruppo.
E' stata la forza dell'anno scorso della Lazio, a tratti si sta rivedendo questa caratteristica nelle ultime uscite: appena perso il pallone si crea una ragnatela di uomini pronti a rimpossessarsi della sfera. Un pressing togli fiato che dotava e dota la Lazio di un'aggresività impressionante. Biglia è tornato e ha permesso a Pioli di passare dal 4-2-3-1 al 4-3-3, abito a misura per la sua Lazio. Lulic terzino, tornato alle origini, si sta rivelando una mossa azzeccata. Con Basta dall'altra parte, la Lazio sulle fasce costruisce le sue pericolosità. Poi Pioli davanti ha l'imbarazzo della scelta, un quartetto di giocatori che ogni Domenica si giocano il posto. Felipe Anderson, Candreva, Keita e Kisha: tutti velocisti, tutti tecnici. Sono giocatori bravi sia ad andare sul fondo per crossare, sia a convergere al centro. Creano numerose variabili di gioco, sulle quali Pioli, grazie ai movimenti della punta centrale (che deve essere un attaccante vero, non un falso nueve come Mauri) e delle mezz'ali, lavora costantemente.
La Lazio, contro Verona e Frosinone ha vinto dominando. Pioli e i tifosi hanno ritrovato la loro Lazio. A parte i primi 15 minuti del secondo tempo contro la squadra di Stellone, durante i quali i biancocelesti stavano per pagare un black out totale, la Lazio si è imposta con il possesso palla (a volte eccessivamente sterile, ma comunque sintomo di supremazia territoriale) e tirando spesso in porta, sopratutto con i tre centrocampisti e gli esterni d'attacco. Contro l'Hellas e contro il Frosinone il possesso palla della squadra di Pioli è stata rispettivamente del 62% e 66%; contro i primi la Lazio ha tirato in porta 13 volte, contro i secondi ben 29 volte. Inoltre la squadra in tre partite (contando la vittoria contro il Genoa) ha preso un solo gol. Dato che al netto delle sconfitte per 4-0 e 5-0 con Chievo e Napoli deve far riflettere. L'assenza di De Vrij pesa, i centrali difensivi - olandese a parte - sono i giocatori che danno meno garanzie a Pioli. Mauricio è troppo irruento, Hoedt ancora acerbo, Gentiletti è fuori condizione (anche se contro il Frosinone ha giocato una buona gara); se dovessimo individuare il tallone d'Achille dei capitolini, quello sarebbe la zona centrale difensiva, non vi sono dubbi.
L'importanza di Biglia
Proprio il ritorno del Principito ha trasmesso più serenità ai difensori centrali, davvero in affanno nelle prime uscite stagionali. Più che mai in queste ultime partite, è stata verificata empiricamente una teoria: Lucas Biglia è il giocatore fulcro della Lazio. L'argentino è fondamentale nella fase difensiva, nelle manovre offensive, e nelle transizioni. Non è solo un ruba palloni, ma una volta sottratta la sfera all'avverario detta i tempi della giocata, attraverso geometrie sempre precise, puntuali, efficaci. E' il supporto alle mezz'ali, la diga per i difensori, l'appoggio sicuro per gli esterni, lo scarico per gli attaccanti, il rigorista, il tiratore di punizioni, il capitano. Lucas Biglia sposta gli equilibri della Lazio. Pioli lo riabbraccia, insieme a tutta la sua Lazio. Pronta a stupire.