"La mia vita, come quella di qualunque altro essere umano, è fatta di decisioni. Sì o no, freddo o caldo, aperto o chiuso. Restare o andare via. Quello che sono nella mia vita è frutto soprattutto delle mie decisioni e delle responsabilità che mi sono preso. Mi possono ritenere colpevole oppure ammirarmi e rispettarmi per le decisioni prese di mia spontanea volontà". 

Il messaggio di apertura con il quale il magazine El Grafico ha lanciato l'intervista esclusiva a Mauro Icardi raffiugura in pieno la personalità dell'attaccante interista con un passato alla Sampdoria. Al di là della giovane età e di una vita al di fuori del campo forse troppo pubblica, Icardi sembra diventare un professionista esemplare quando scende in campo per allenamenti e partite. Per questo e forse per responsabilizzarlo maggiormente, Roberto Mancini l'ha voluto capitano della sua Inter che stava nascendo, affidandogli le chiavi ideologiche della squadra e lanciando un segnale ai compagni: "Seguite Mauro, seguite il suo carettere e difficilmente sbaglieremo". Un carattere forte e deciso, che fino a questo momento ne fa uno degli attaccanti più forti in circolazione. Frutto, forse della sua perseveranza nelle scelte quotidiane. 

"Il destino non è questione di fortuna, ma di scelte. Ogni volta che devo prendere una decisone non mi preoccupo della fama che potrei avere, dei nemici che mi si possono presentare, dei soldi che potrei guadagnare o dei seguaci che potrei perdere. Quando affronto una decisione, penso solo alle cose importanti per me. L’unica cosa che mi importa è essere capace di lottare, perché questo è quello che sento e questo è quello che sono: un guerriero"

Scelte di Icardi che non sempre sono condivise dai più, ma non per questo condizionano l'attaccante argentino: "Per nulla, faccio ancora la vita di sempre, non devo mica cambiare. E’ la cosa giusta e quella che mi rende felice. Non voglio mostrarmi diverso da quello che sono, sarebbe una falsità da parte mia. Continuo a essere quello che sono, perché è quello che mi ha permesso di arrivare al punto in cui sono adesso, non ci sono troppi misteri". 

Da Zanetti ad Icardi, da un capitano ad un altro, con caratteri completamente diversi, quasi agli antipodi, ma ambizioni e voglia di vincere identiche: "Non parliamo mai dell’essere capitano o di altri temi del genere. So che Pupi mi vuole tanto bene, come io ne voglio a lui. E se qualche giorno ho bisogno di un consiglio, non avrò dubbi nel chiederglielo perché so che sarà sempre disponibile. Si parla tanto di me, però quelli che parlano non mi conoscono, quelli che lavorano o hanno lavorato con me hanno un’immagine completamente diversa da quella venduta dai media". 

Si passa al rapporto con Roberto Mancini, che lo sta invogliando e spronando a dare sempre il massimo. Inoltre, Icardi analizza la scelta del suo mister di affidargli la fascia: "Con lui il rapporto è molto buono, ma ovviamente, come succede con ogni allenatore, ci sono dei momenti nei quali sente che è necessario alzare la voce o far sentire il suo rigore. E’ la sua funzione per portare avanti la squadra. La fascia? E’ stata una decisione presa da Mancini, con il consenso di tutta la società e che ha avuto anche l’approvazione del gruppo, ovviamente. Se ne parlava già durante il precampionato, però non si è concretizzato fino al primo incontro di Serie A. Lo prendo come un passo importante della mia carriera”.

La fascia da capitano ad un'età cosi giovane, soprattutto dopo che l'ha indossata Javier Zanetti, una bandiera dell'Inter, potrebbe pesare e non poco sulle spalle del giovane Mauro, che invece risponde così: "Sono una persona che non compie errori in campo, la verità è che sono molto freddo e non soffro la pressione della fascia e nemmeno quella del numero di maglia".

Si passa, infine, al capitolo Argentina (intesa come Nazionale). Icardi non è ancora riuscito ad imporsi nel giro dell'Albiceleste e cerca di capirne i motivi. Tuttavia, non sembra preoccupato delle non-convocazioni, e guarda comunque al futuro: "Grazie ai social network, che ti avvicinano alla gente, posso rendermi conto di avere tante persone che mi seguono in Argentina, che conoscono la mia carriera e mi apprezzano. Mai mi è passato per la mente di giocare per un’altra Nazione che non fosse l’Argentina. E se Sabella ha pensato di fare così, ne sono felice perché ha realizzato il mio sogno di giocare nell’Albiceleste e rappresentare l’Argentina. Quella convocazione fu difficile per me, perché avevo problemi con la pubalgia e ho potuto giocare solo pochi minuti, ma credo di aver comunque dimostrato di essere preparato per giocare in Nazionale, anche se sono cosciente del fatto che l’Argentina ha i migliori attaccanti del mondo. Ma sono ancora giovane, avrò le mie opportunità. Se mi infastidisce la situazione? La verità è che sono  molto tranquillo, non dispero. So che quando arriverà la lista dei convocati col mio nome sarò felice. Ma nel frattempo, continuo a lavorare per la mia squadra, dove devo dimostrare il mio valore giorno dopo giorno".