Il vanto di essere la prima squadra della capitale, una storia segnata da successi in Italia (2 Scudetti, 3 Supercoppe e 6 Coppe Italia) e in Europa (1 Coppa delle coppe e 1 Supercoppa europea): la Lazio è tutto questo e tra pochi giorni (in casa con il Bologna) prenderà parte al 74esimo campionato di Serie A della sua storia.

La Storia

Un cammino, quello dei biancocelesti nella massima serie, cominciato nel 1929, due anni dopo il rifiuto della squadra, appoggiato dal generale Vaccaro, di entrare a far parte del club che stava riunendo tutte le società capitoline, quello che poi prenderà il nome di A.S. Roma, la squadra che secondo i piani del regime fascista avrebbe dovuto rappresentare la città di Roma ai massimi livelli.

La Lazio, nei primi dieci anni in Serie A, stupì tutti per la sua competitività, sfiorando nella stagione 1936/1937 lo Scudetto, guidata dalle reti di Silvio Piola, tutt’ora miglior marcatore della storia del calcio italiano (290 gol in Serie A), nonché pedina fondamentale del mondiale del 1938 vinto dalla nazionale italiana di Vittorio Pozzo, in cui realizzò 5 reti, di cui 2 nella finale contro l’Ungheria.

Anni ‘40 vissuti tra alti e bassi (con la pagina nera della seconda guerra mondiale a fare da sfondo), anni ’50 e ’60 con grandi delusioni (retrocessione nella stagione ‘61-‘62) ma con la prima vittoria in Coppa Italia della sua storia (1958), poi la seconda retrocessione in Serie B nel ’71. A quel punto il club sembrava ad un passo dal baratro, ma, tornato in serie A dopo un solo anno di cadetteria, sfiorò il tricolore nel ‘72-’73, vincendolo l’anno dopo per la prima volta(1974). Era la Lazio della ‘Banda Maestrelli’, con le colonne Pino Wilson, Luciano Re Cecconi e Mario Frustalupi a trascinare la squadra insieme al bomber Giorgio Chinaglia, miglior marcatore di quel torneo con 24 reti, tutti agli ordini di Tommaso Maestrelli, venuto a mancare appena due anni dopo. Poi, la tragica scomparsa di Re Cecconi e la partenza per gli Stati Uniti di Chinaglia (andato a giocare nel Cosmos con Pelè e Beckenbauer) troncarono i sogni di un secondo tricolore dei tifosi biancocelesti, che dovettero aspettare fino al 2000 per poterne festeggiare un altro.

Nei 26 anni tra i due Scudetti la Lazio retrocesse altre due volte (la prima d’ufficio per lo scandalo del ‘Totonero’), prima di tornare in Serie A e ricominciare a competere per i posti che le competevano, sotto la gestione prima di Calleri e poi di Cragnotti. Negli anni ’90 rappresentò una delle realtà più belle del calcio italiano, sfiorando il tricolore nel ’95 e nel ’99, prima di vincerlo nel 2000, con una delle squadre più forti che abbiano mai calcato il campo di gioco in Italia, che poteva contare su giocatori del calibro di Alessandro Nesta, Sinisa Mihajlovic, Diego Pablo Simeone, Pavel Nedved, Juan Sebastian Veron, Dejan Stankovic, Matias Almeyda, Marcelo Salas, Simone Inzaghi e gli esperti Roberto Mancini, Fabrizio Ravanelli e Alen Boksic.

Per la Lazio gli anni ’90, tuttavia, vollero dire anche successi in Europa: dopo la finale di Coppa Uefa persa con l’Inter nel 1998, la squadra capitolina si impose nell’ultima edizione della ‘Coppa delle Coppe’, sconfiggendo in finale il Maiorca con i goal di Christian Vieri e Pavel Nedved, guadagnando così il ‘pass’ per giocare la Supercoppa europea contro il Manchester United di Alex Ferguson, fresco campione d’Europa. Orfani di Vieri, passato all’Inter, i biancocelesti riuscirono comunque ad aggiudicarsi anche questo ambito trofeo, grazie alla rete del ‘matador’ Marcelo Salas.

Dopo i loro ‘anni d’oro’, i capitolini dovettero affrontare una grave crisi finanziaria, da cui riuscirono a uscire solo grazie all’acquisizione della società da parte di Claudio Lotito, l’attuale presidente, che ha riportato la Lazio a vincere dei trofei, come Coppa Italia e Supercoppa italiana 2010 e l’ormai celebre Coppa Italia 2013, quella del trionfo in finale sui rivali storici della Roma, grazie al goal di Senad Lulic al 71’della partita.

Il Presente

E’ da quel successo che vuole ricominciare la Lazio, nonostante le ultime ottime stagioni, perché la prima squadra della capitale deve tornare a vincere. Per farlo è stato scelto come allenatore Stefano Pioli, uno che di vincere se ne intende, avendo conquistato, da giocatore, Scudetto, Coppa dei campioni, Supercoppa Intercontinentale e Supercoppa europea con la Juventus. Alla sua seconda stagione sulla panchina dei biancocelesti, Pioli cercherà di migliorare quanto fatto l’anno passato, terzo posto in Campionato e finale di Coppa Italia, oltre che di qualificarsi ai gironi di Champions League: quest’ultimo obiettivo è già stato completato a metà, avendo la Lazio vinto l’andata dei preliminari contro il Bayer Leverkusen per 1 a 0 ieri sera.

FormazioneTipo

Anche se il sogno di Pioli è quello di giocare con la difesa a tre, i capitolini hanno trovato la loro quadratura giocando con il 4-3-3, un modulo con cui riescono ad abbinare alla solidità difensiva anche una grande spinta in attacco, dovuta in modo particolare alle due ali Antonio Candreva e Felipe Anderson, i veri trascinatori della squadra. Con tutti gli uomini a disposizione questa dovrebbe essere la ‘formazione tipo’ della Lazio.

La Stella – Felipe Anderson

È stato uno dei protagonisti della scorsa stagione, vuole esserlo di quella che sta per cominciare: Felipe Anderson è la stella indiscussa della squadra e punta a diventarlo anche della Serie A. Cresciuto ed esploso nel Santos di Neymar, con cui ha vinto due Campionati Paulisti, una Coppa Libertadores e una Recopa Sudamericana, Anderson ha trovato la sua consacrazione in Europa nell’ultima stagione, in cui ha messo a segno 10 reti in 32 partite di campionato, facendo volare il suo valore di mercato fino a 70 milioni di euro: ora quei soldi deve dimostrare di valerli in campo, conducendo la Lazio ai successi che i tifosi si aspettano.