E' ormai dalla stagione post triplete che si attende l'apertura di un nuovo ciclo da parte dei nerazzurri. Eppure, incredibilmente, da quella notte di Madrid l'Inter non è più riuscita a dare continuità di rendimento: un secondo, un sesto, un nono, un quinto e un ottavo posto in campionato sono il magro bottino delle varie gestioni dopo l'addio di Mourinho. Il Campionato del Mondo per Club sollevato sotto la gestione Benitez a dicembre 2010 è l'ultimo trofeo vinto. Col senno di poi, la scelta di non attuare un'opera di rinnovamento subito dopo la vittoria della Champions League, che sarebbe stata possibile grazie ai ricavi della cessione di giocatori del calibro di Milito, Sneijder e Maicon, e all'aiuto dell'ingente bottino entrato nelle casse nerazzurre, si è rivelata sbagliata. Fatto sta che i nerazzurri non disputano la Champions League dalla stagione 2011/2012. Decisamente troppo per chi solo cinque anni fa era campione di tutto. Lo sa bene Erick Thohir, succeduto a Massimo Moratti con l'intento di riportare l'Inter ai fasti di un tempo. La società, con l'arrivo del magnate indonesiano, è cambiata radicalmente, grazie all'introduzione nell'organigramma di grandi professionisti internazionali capaci di lavorare in ottica di esportazione brand. Ai tifosi, però, più di questo interessa relativamente, e quello che conta sono i risultati sportivi. Anche da questo punto di vista Thohir si spende in proclami e rassicurazioni, promettendo di portare la squadra ai vertici europei nel medio periodo.

L'ALLENATORE - Alla sua seconda esperienza sulla panchina nerazzurra, Roberto Mancini ha tutto da perdere. Richiamato alla guida dell'Inter a metà della scorsa stagione una volta preso atto del fallimento dell'era Mazzarri, ha subito dimostrato la sua grande caratura. Non tanto a livello di risultati, quanto riguardo la sua capacità di fungere da vero e proprio manager, forte della sua esperienza inglese. Nel mercato invernale sono arrivati Podolski, Shaqiri, Santon e Brozovic. Primo atto di quella che in estate sarebbe stata la sua rivoluzione. Dei quattro, però, al momento solo il croato sembra non aver deluso. Podolski è stato rispedito al mittente con tanti saluti e pochi rimpianti, mentre un po' più scalpore hanno destato le bocciature di Shaqiri e Santon, con il secondo che però, al momento, è ancora in rosa e la sua partenza sembra non più così scontata. Negli ultimi mesi della scorsa stagione, comunque, la squadra è sembrata più convinta dei propri mezzi, e il passaggio alla difesa a quattro ha dato respiro più europeo ad una formazione che con Mazzarri era tipicamente italiana. Non più attesa e ripartenza, quindi, ma cercare di imporre il proprio gioco su tutti i campi. Tra il dire e il fare, si sa, c'è di mezzo il mare, e infatti la stagione si è chiusa con un anonimo ottavo posto e addio coppe europee. Ora però, il Mancio ha potuto cominciare a trasmettere i propri dettami fin dal ritiro di Riscone. Thohir e i tifosi si attendono molto da lui, l'uomo che nella sua prima esperienza nerazzurra diede il via al ciclo culminato con l'eroico Triplete. E il Mancio di questa fiducia è ben conscio, e in caso di fallimento in questa stagione, forse le strade si potrebbero dividere di nuovo.

LA SQUADRA - Per la prima volta dopo molto tempo la rosa nerazzurra appare davvero competitiva. Ausilio e soci hanno fatto un grande lavoro sotto due punti di vista: portare ad Appiano Gentile giocatori importanti e, soprattutto, trattenere i pezzi pregiati. A Kovacic, Handanovic e Icardi si sono aggiunti Miranda, Murillo, Montoya, Kondogbia e Jovetic. Forse, negli ultimi giorni di mercato, si aggiungerà Perisic. La formula dei "pagherò" ha permesso ai nerazzurri di arricchire la rosa con giocatori che verranno pagati nelle prossime stagioni. Le cessioni "minori" hanno portato una decina di milioni di euro. Il reparto per primo rafforzato, e non poteva essere altrimenti, è quello arretrato, con l'acquisto di tre potenziali titolari. L'esperienza di Miranda sembra sposarsi al meglio con la vivacità del giovane Murillo, reduce da una buona Copa America con la sua nazionale. Le amichevoli precampionato, tuttavia, hanno dimostrato che la strada per la creazione di un reparto compatto è solido è ancora lunga: anche perché Montoya, al momento, sembra non essere in grande spolvero, e spesso sugli esterni sono stati schierati Santon e Juan Jesus. Il centrocampo si è arricchito con il vero fiore all'occhiello della campagna di rafforzamento, quel Joffrey Kondogbia soffiato ai cugini del Milan e pagato oltre 35 milioni di euro, l'uomo designato per far fare il salto di qualità alla banda Mancini. Le conferme di Handanovic, Kovacic, Medel, Guarin ed Hernanes, oltre alla crescita di Brozovic e del giovane Gnoukouri, rendono il centrocampo nerazzurro uno dei meglio assortiti dell'intera Serie A. Il reparto avanzato, dal canto suo, può contare al momento su alcuni giocatori di primo livello: non solo Icardi e Jovetic, ma anche Palacio, sempre utile, ed il giovane Rey Manaj, classe '97, prelevato dalla Cremonese. Una rosa, insomma, di tutto rispetto, che però deve ancora conoscersi bene e necessita di molto lavoro, come dimostrato dalle uscite precampionato, tutte per lo più negative. Vittoria di Parma contro l'Athletic Bilbao a parte, infatti, sono arrivate sconfitte importanti contro Bayern Monaco, Real Madrid, Milan, Galatasaray e nel trofeo Tim, ancora contro i rossoneri e con il Sassuolo di Di Francesco. Facile ipotizzare, però, che quella vista in estate non sarà la vera Inter, e che il tempo e il lavoro di Roberto Mancini renderanno più competitiva la squadra.

PROBABILE FORMAZIONE E CHIAVE TATTICA - Il naturale punto di arrivo designato da Mancini dovrebbe essere il 4-3-3, che si potrebbe concretizzare con l'arrivo di Perisic e con lo spostamento di Jovetic sulla corsia di destra. Tuttavia la rosa attuale spinge a pensare che, almeno per il momento, si opterà per il 4-3-1-2, modulo più congeniale alle caratteristiche dei giocatori di cui il Mancio può disporre. Davanti ad Handanovic dovrebbero agire come centrali i nuovi Miranda e Murillo, con Montoya sulla destra e Santon sulla sinistra. A centrocampo, se gli esperimenti del tecnico avranno buon fine, Kovacic dovrebbe svolgere il ruolo di regista, affiancato da due giocatori muscolari come Medel e Kondogbia, senza dimenticare le possibili alternative rappresentate da Brozovic e Guarin. Hernanes, apparso in grande spolvero dalla fine della scorsa stagione, partirebbe alle spalle della coppia d'attacco formata da Icardi e Jovetic. Oltre all'alternanza tra i due moduli, comunque, molto dipenderà dal ruolo di Mateo Kovacic. Con il croato come regista, infatti, cambierebbe molto rispetto alla scorsa stagione, in cui il ruolo di centrale tra i tre era affidato a Medel. Kovacic, invece, sarebbe chiamato a dettare maggiormente i tempi, oltre a dare velocità e a fendersi protagonista di qualche progressione palla al piede. In questo caso, con Kondogbia pronto ad appoggiare la fase offensiva, sarà dello stesso Medel il compito di fermarsi e coprire le eventuali ripartenze avversarie, con il cileno che quindi scivolerebbe in zona centrale a coprire il buco lasciato dal numero 10. Se invece Mancini decidesse di continuare sulla linea della continuità rispetto alla scorsa stagione, troverebbero più spazio Guarin e lo stesso Brozovic, mezzale di ruolo e quindi più adatti a giocare sul centro-destra rispetto a Kovacic.

LA STELLA - Con i 22 gol in campionato, Mauro Icardi è stato il vero protagonista dell'ultima stagione nerazzurra. La sua costanza di rendimento non è mai venuta meno, neanche nei momenti in cui l'intera squadra sembrava poter naufragare. Da quando è arrivato Mancini, per di più, Icardi ha abbandonato la sua spensieratezza tattica che in certi momenti lo rendevano avulso al resto della squadra per diventare un vero e proprio centravanti moderno, funzionale al gioco di una grande squadra e utile in fase di pressing sulla difesa avversaria. Essere riusciti a trattenerlo è stato il vero colpo dei dirigenti nerazzurri che ora, da lui, si aspettano che mantenga le promesse avanzate nella scorsa stagione e diventi un vero campione in grado di far compiere il salto di qualità all'intera squadra.

GLI OBIETTIVI - Tornare in Champions League è il vero obiettivo di questa stagione nerazzurra. Thohir ha investito accontentando Mancini pressoché su tutto. Nel ritiro di Riscone si è anche pronunciata la parola "scudetto", ma per quello è ancora presto. Intanto è prioritario ritornare in Europa dalla porta principale. Ciò restituirebbe appeal ad una squadra che vuole esportare il proprio brand nel mondo e, soprattutto, significherebbe denaro in quantità. Denaro utile a sostenere i numerosi prestiti con diritto od obbligo di riscatto ottenuti in questo mercato senza dover vendere, la prossima estate, i propri pezzi pregiati. E denaro che aiuterebbe e non poco in ottica fair play finanziario, con i nerazzurri costantemente monitorati dall'Uefa. Ma al di là del discorso meramente economico, l'Inter è una squadra che deve stare stabilmente nell'Europa che conta. Anche un posizionamento in Europa League, dato i miseri bottini delle ultime stagioni, sarebbe considerato un fallimento, e assesterebbe un duro colpo ai progetti di rinascita targati Roberto Mancini.