Felipe Melo dice sì al Galatasaray, dopo aver detto più volte sì all'Inter e a Roberto Mancini. Le lancette scandiscono il passo, dettano il mercato, il tempo scorre e la volontà muta. Melo raccoglie i cocci di una trattativa estenuante e si riavvicina alla Turchia. Il suo sodalizio con il Gala prosegue, almeno fino al 2019. Rinnovo in vista, manca l'ufficialità.

Sfuma l'approdo in nerazzurro, dopo tentennamenti e incertezze. L'iniziale colloquio su basi prettamente economiche, il successivo innesto di contropartite, in primis Nagatomo, gradito al Galatasaray. Discrepanze difficili da colmare, valutazioni differenti dei giocatori in questione. L'Inter considera Felipe Melo un tocco finale , un aggiustamento, non un elemento imprescindibile. Ausilio non può permettersi investimenti ingenti, perché i quattrini sono destinati altrove.

Resta a bocca asciutta Mancini, il primo estimatore dell'ex Juve e Fiorentina. Il tecnico valuta Melo perfetto per il suo undici ideale, non tanto per una questione tecnica, quanto per la garra del nativo di Volta Redonda. La mediana dell'Inter, rigenerata dall'arrivo di Kondogbia, non è ancora completa. L'esperimento Kovacic regista è in sala d'attesa e Medel è di nuovo al volante del terzetto di centrocampo. Le prove del Trofeo Tim inducono a una riflessione. Il tecnico crede nell'organico attuale? L'impressione è che Melo sia la scintilla di personalità auspicata da Mancini. Non un fuoriclasse, ma un leader, un uomo in grado di alzare la voce, di dettare linee guida e direttive, la parola, in campo, dell'allenatore.

Il sottile equilibrio del mercato, quell'invisibile linea che unisce entrate e uscite, ferma il "sogno" di Mancini. Felipe Melo dice sì al Gala, dopo un'estate in nerazzurro.