Dal 7 al 10. In casa Lazio, così come fatto in questa torrida estate da molte squadre, si è deciso, dopo una stagione esaltante del proprio beniamino, di affidare la maglia che appartiene solitamente ai grandi di questo gioco a Felipe Anderson. Il giovane rampante talento verdeoro, che dopo i primi mesi di ambientamento è letteralmente esploso nella scorsa stagione dominando in Serie A e trascinando, assieme ovviamente ai vari Biglia, Candreva e Klose, l'Aquila ai preliminari di Champions League, conquistandoli nel finale thrilling del San Paolo a Napoli.

Gli stessi preliminari di Champions che però, così come quella maglia pesantissima, incombono sul futuro prossimo della squadra di Stefano Pioli, reduce da ben cinque sconfitte di seguito, quattro in amichevole, una in gara ufficiale a Shanghai contro la Juventus. La squadra biancoceleste ha confermato, al netto delle pessime condizioni della trasferta cinese fatta di afa, vento ed un campo di patate, che la prima parte di stagione 2015/16 è tutt'altro che esaltante. Le quattro sconfitte consecutive in amichevole, che lanciavano un messaggio agli addetti ai lavori, hanno trovato seguito e conferme nella scialba partita che i laziali hanno disputato in Supercoppa.

Una squadra che ha messo in mostra, in maniera alquanto stridente rispetto a quanto fatto vedere la scorsa stagione, una precaria condizione fisica ed una apatia dal punto di vista del pressing ed intensità. I capisaldi del sistema di gioco pioliano sembrano improvvisamente venuti a mancare e, causa probabilmente ed in parte della preparazione intensa effettuata in vista dell'appuntamento più importante della stagione, o quantomeno della prima fetta, non sembrano in questo mese di partite aver trovato una valida e plausibile giustificazione.

Ciò che sembra destare maggiormente ansia e preoccupazione all'ambiente laziale è l'affidarsi continuamente alle iniziative personali di Candreva e, soprattutto dalla parte opposta, a quelle del diez. Felipe Anderson ha dimostrato, nel primo tempo, così come nella ripresa, di essere l'unico ad avere in questo momento le chiavi per scardinare le difese avversarie, anche se il baricentro bassissimo della sua squadra e gli scarsi appoggi forniti dai mediani, lo lasciavano sempre in balia di un raddoppio di marcatura (Lichtsteiner-Barzagli). Non solo. Allegri ha spesso dato compiti al mediano di turno (Sturaro) di andare spesso a triplicarlo, togliendogli di fatto ulteriore spazio e tempo per qualsiasi giocata, che di fatto non è mai arrivata.

Non ha influito, almeno apparentemente, sulla prestazione del verdeoro, convocato in Nazionale per la prima volta questa estate, la pressione derivatagli dall'acquisire il numero dieci sulle proprie spalle. Un onere ma anche un onore, che spesso appesantisce il corpo come la mente di un giovane calciatore alle prime armi che non riesce a gestire l'ingombrante presenza di quella maglia.

Ne è derivata, per la Lazio, una ricerca stantìa della giocata da parte del brasiliano, che quasi mai è riuscito a fare la differenza, quasi mai per colpa direttamente sua. Le folate in ripartenza dell'anno scorso sembrano essere, così come la stabilità difensiva di una squadra che sembra aver perso, per il momento, la trebisonda, un vago e lontano ricordo. Non ha influito, almeno apparentemente, sulla prestazione del verdeoro, convocato in Nazionale per la prima volta questa estate, la pressione derivatagli dall'acquisire il numero dieci sulle proprie spalle. Un onere ma anche un onore, che spesso appesantisce il corpo come la mente di un giovane calciatore alle prime armi che non riesce a gestire l'ingombrante presenza di quella maglia.

Ed anche se, come diceva il maestro Mazzone, "calcio d'agosto non ti conosco", la Lazio dovrebbe iniziare a farsi due domande in vista dell'andata del preliminare contro il Bayer Leverkusen di mercoledì prossimo all'Olimpico. Una brillantezza da ritrovare, fisica e soprattutto mentale. Contro le aspirine sarà altresì fondamentale però, evitare di lasciare il brasiliano alla mercé della propria solitudine. In attesa che l'Aquila torni a volare.