L'urna di Nyon è quasi magica, la sua estrazione è romantica. Le stelle di Champions fanno viaggiare i nostalgici laziali in una costellazione di ricordi, in un'epoca che fu incantata, ormai quindici anni lontana, che sembra un miraggio. Era l'epoca di Nesta, Nedved, Salas, Mancini, Veron, più precisamente l'anno in cui la Lazio vinse il suo secondo storico scudetto, ma fu anche l'anno in cui esordì in Champions League per la prima volta nella sua storia.

Venne sorteggiata in un girone composto da Bayer Leverkusen, Dynamo Kiev e Malmo e il suo battesimo di Champions fu proprio contro i tedeschi. All'andata, fuori casa, finì 1-1 (prima Neuville poi Mihajlovic su punizione), stesso risultato all'Olimpico (Nedved portò in vantaggio la Lazio, poi Kirsten pareggiò). Quell'anno la Lazio arrivò fino ai quarti di finale, arrendendosi ad un Valencia sulla carta meno forte. Nyon oltre ad essere magica, è stata clemente: meglio i tedeschi prima, semmai Los Ches più avanti, come fosse un augurio. Incroci del destino.

Qui sotto i gol delle due gare. Quella fu una Lazio che secondo molti quegli anni vinse poco per quanto potenziale avesse a disposizione.

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