Il mercato dell'Inter vive di trattative sottotraccia, telefonate, incontri, sondaggi. Evidente l'input tecnico e societario, Mancini chiede due ali offensive con corsa e qualità per affinare il 4-3-3. C'è chiarezza d'intenti, i nomi sul tavolo sono noti da tempo: Perisic e Salah, in alternativa Jovetic.
Ai fuochi d'artificio iniziali, segue ora una fase d'attesa. L'ingente esborso delle scorse settimane, utile a completare difesa e centrocampo, inibisce operazioni onerose. Il capitale deve quindi giungere da qualche uscita di sostanza. Da qui il filo che lega Shaqiri e Perisic, l'Inter e la Bundes. Thohir pone l'alt, prima cedere, poi comprare, per non inficiare il buon lavoro degli ultimi mesi. I nerazzurri siedono con lo Schalke e aprono alla possibilità tedesca. Offerta congrua, manca l'ok del giocatore.
Lo Schalke mette in vetrina Draxler e Farfan, Shaqiri è il naturale sostituto, l'erede designato. Lo svizzero, ancor più dopo il colloquio con il tecnico, conosce il pensiero del club. Shaqiri osserva da fuori i compagni, si aggrega al gruppo in vista della tournée cinese, ma la testa è altrove. Sei mesi, di passione e delusione, iniziale entusiasmo e amara realtà. La Serie A ripudia Shaqiri, la Bundes riapre le porte.
Schalke 04 e Wolfsburg. Il domino di mercato conduce a casa Hecking. L'Inter mantiene una linea diretta con Ivan Perisic. Il croato attende il "sì" ufficiale per sposare il progetto Inter. L'accordo con i nerazzurri è totale, manca quello tra Inter e Wolfsburg. La richiesta tedesca è ferma, 20 milioni. L'Inter sale, passo dopo passo. Al momento 18 milioni, 3 di prestito oneroso, 15 a seguire per il riscatto obbligatorio.
Fuori Shaqiri, dentro Perisic. Nei prossimi giorni il punto di svolta, un lavoro di mediazione continuo per muovere le giuste pedine, costruire un undici a misura di Mancini, il primo undici dell'era Thohir.