Dieci punti in quattro partite, Roberto Mancini si presenta con questo biglietto da visita al tavolo che accoglie le cinque pretendenti ai due posti utili per l'accesso alla prossima Europa League. Squadra in salute l'Inter, ricostruita dal tecnico attraverso scelte dolorose - fuori Shaqiri, in campo Hernanes - e tattiche - Juan dirottato a sinistra per una difesa più compatta - soprattutto grazie a un'impronta mentale nuova rispetto al recente passato.
Il Chievo giunge a San Siro sulle ali dell'entusiasmo. Maran ha chiuso l'ennesimo miracolo gialloblu, firmando a Cagliari un successo che ha portato il Chievo a quota 40, in compagnia dell'Hellas, con cinque gare ancora da disputare. Il "miracolo" prosegue e la massima serie è ormai consuetudine assodata, passano gli anni non tramonta il progetto.
I pericoli, per l'Inter, provengono proprio dal momento attuale dei rivali. Il Chievo sbarca con testa sgombra e tanta voglia di stupire. Non c'è il peso del risultato a schiacciare pensieri e volontà, resta il gusto della partita.
Il calendario obbliga i nerazzurri a cogliere l'intera posta, perché, dopo il match odierno, il calendario "offre" Lazio e Juventus. I biancocelesti lottano per la seconda posizione e per la qualificazione diretta alla Champions, con la Juve è invece partita a sè stante, fatta di antichi rancori e rivalità mai sopite. Concretizzare oggi la rimonta, agganciando la Sampdoria e sfruttando possibili favori, è decisivo.
Sul fronte formazione, i dubbi risiedono tutti o quasi in mediana. Medel e Guarin partono con i favori del pronostico, mentre resta il ballottaggio per il ruolo di mezzala sinistra. Brozovic, Kovacic e Gnoukouri, da intuire le scelte di Mancini. Gnoukouri è portato più alla copertura, Kovacic all'offesa, Brozovic è una soluzione intermedia. Sulla trequarti, Hernanes o Shaqiri, la forma del primo, la necessità di recuperare il secondo. Difficile vedere al via Podolski davanti.
I rientri di Ranocchia e Juan sistemano la difesa. Vidic completa la coppia centrale, D'Ambrosio o Santon a destra.
Chievo con il classico 4-4-2. Meggiorini, decisivo con il Cagliari, al fianco di Paloschi, Schelotto sulla linea di difesa, Birsa e Hetemaj esterni di centrocampo, con Izco e Radovanovic al centro.
Le parole della vigilia
Mancini "Partita delicata, il Chievo è in forma e ora sta bene. Dobbiamo far una grande gara per vincere, come i primi sessanta minuti di Udine. Decidiamo domani chi giocherà, anche Shaqiri e Podolski stanno meglio, non abbiamo problemi di scelte. Domani è importante per capire se possiamo giocarcela per l'Europa, poi abbiamo altre partite non semplici. Sarà un bel finale, tutte le squadre possono giocarsi i posti restanti. Noi comunque siamo lì. Sono felice che Podolski abbia fatto gol, è un professionista esemplare. Vidic è cresciuto fisicamente nell'ultimo mese, l'esperienza e le qualità le ha. Se uno si allena sempre bene può superare anche il problema dell'età. Prima forse aveva qualche problema fisico e non era al meglio della condizione. Non c'è un solo giocatore, i più esperti come Palacio, Guarin, Medel mettono le loro qualità a favore della squadra e questo nelle ultime partite ci ha aiutato. In ogni caso le diffide di Hernanes e Palacio non influiranno, se verranno ammoniti giocheranno altri. La squadra lavorava bene anche prima di Inter-Parma, forse dopo i giocatori ci hanno messo qualcosa in più e si sono presi le responsabilità. Da quando sono arrivato la stagione la definisco negativa perché le aspettative erano altre, volevamo arrivare in Champions, secondi o terzi. Certo se poi riusciamo ad arrivare quinti, visto come si era messa, è un buon risultato, ma le aspettative erano altre".
Maran "Tornare da Milano con un risultato positivo sarebbe l'ennesima ciliegina del nostro campionato. E’ un bel test perché riuscire a farlo con l’obiettivo già raggiunto significherebbe essere maturati, significherebbe che questa mentalità si è ben radicata. Con questo morale e questo entusiasmo possiamo fare risultato. L’Inter ha un’impronta di gioco ben definita e quando la mette in campo può creare difficoltà a chiunque. Dovremo essere bravi a rendere loro difficile quello che sanno fare. Se lasciamo il pallino all’Inter diventa tutto più complicato. Le mie differenze con Mancini? Lui ha allenato grandi squadre ed è stato un ottimo giocatore. Io no, ma cerco di fare il mio lavoro nel modo migliore, mettendoci il 100% e anche di più. Sono contento delle parole del presidente, mi riempiono d’orgoglio. Devo ringraziare la società per avermi messo nelle condizioni giuste per lavorare sin dal primo giorno. Io voglio rimanere, c’è solo da mettersi al tavolo e parlare”.