Spesso si dice che le minestre riscaldate non abbiano lo stesso sapore di un piatto invece appena tolto dal fuoco per la prima volta. Vero, ma talvolta per cogliere il reale sapore di una seconda cottura è necessario andare più a fondo nel proprio palato ed analizzarne le diverse sfumature. La seconda esperienza di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra, per esempio, va analizzata a tutto tondo, senza correre il rischio di trarre giudizi basandosi esclusivamente sulla situazione di classifica, non ancora rosea nonostante i segnali incoraggianti dell'ultimo periodo che hanno riportato Ranocchia e compagni a ridosso della zona Europa League.

Quello intervistato da Repubblica, infatti, è un Roberto Mancini calato completamente in una realtà diversa rispetto a quella del suo primo mandato. Ma se i suoi quattro anni furono essenziali per costruire quella che sarebbe stata la squadra del Triplete, in questa seconda esperienza il tecnico jesino no ha certo minori ambizioni: "Dopo aver parlato con Thohir sono convinto che costruirà un Inter vincente". Questo non significa, però, che non si incontreranno ostacoli lungo il cammino: "Per costruire una squadra ci vuole tempo, solo noi italiani partiamo con l'idea di vincere subito. In ogni caso tutti devono mettersi in testa che il nostro obiettivo è quello di partire per vincere lo scudetto".

Qual è il profilo adatto di giocatore richiesto da Roberto Mancini per il suo progetto tecnico? "Vogliamo elementi di qualità, che sappiano capire le situazioni, che guidino che abbiano tecnica straordinaria". Giocatori come David Silva: "Sì, mi piacciono le ali veloci che sappiano creare superiorità. Come lui ce ne sono nel mondo". Capitolo giovani: "Oggi loro sono come i bambini, viziati ed abituati ad avere tutto subito. Se fai il mestiere più bello del mondo non puoi avere il muso". E a proposito di giovani, non manca una parola per Gnoukouri: "Può diventare un grande giocatore. Quando l'ho visto per la prima volta con noi a novembre non mi è piaciuto, ma dopo una sua partita perfetta al Viareggio l'ho rivoluto". La rosa attuale, dice il Mancio, è composta da ottimi ragazzi e bravi professionisti: "Certo, però devono migliorare. Quando sono arrivato sono stato troppo positivo, per conoscere bene i giocatori ci vuole tempo". 

Non manca una riflessione sui recenti episodi di violenza: "Che i tifosi vadano allo stadio per tifare, altrimenti stiano a casa. Allo stadio ci si sfoga anche per i problemi della vita quotidiana, per il lavoro che manca. Ma c'è troppa impunità, bisogna rispettare le leggi. Ai miei tempi non si arrivava a questi livelli. In Inghilterra, per esempio, successe qualcosa durante un derby di Manchester: il giorno dopo la polizia ne aveva già arrestati tanti, e fine del problema. Poi il problema è anche la connivenza tra tifosi e società. Vanno bene i contatti, non la connivenza".

Ultima battuta è riservata al futuro di Roberto Mancini: cosa succederebbe se arrivasse una telefonata da Madrid o Parigi? "Ormai non arriva più. Mi mancano la Champions League e la lotta scudetto, voglio ritrovarle qui e voglio costruire una squadra competitiva. Rimango qui, ormai la fesseria l'ho fatta".