E tu Moratti lo rivorresti? E' probabilmente questa la domanda che il tifoso interista di sente porre più spesso in questi giorni di incertezza e di suggestioni. Sono giorni di depressione sportiva per il popolo nerazzurro, che ha accolto Erick Thohir a metà della scorsa stagione tra dubbi e speranze, con l'entusiasmo di chi si prepara a scoprire qualcosa di nuovo, con il fascino della novità e con il sogno di vedere un'Inter finalmente, di nuovo, "internazionale", e non solo per via della sua rosa multietnica o della nuova proprietà esterofila. Eppure i crudi risultati del campo hanno regalato solo musi lunghi, perchè per quanto la rosa non possa essere all'altezza di quelle delle stagioni d'oro, il tifoso interista non è capace di sorridere per un quinto posto o per un ottavo di finale di Europa League, il tifoso interista vuole vincere o quantomeno andare in giro a testa alta, cosa resa impossibile ancor di più da questa tribolata stagione, una stagione che ai nastri di partenza sembrava essere finalmente un anno zero, l'anno del definitivo reset dal nostalgico Triplete e della ripartenza. Invece ecco una stagione ancora peggiore, al momento, di quella passata o della sciagiurata parentesi stramaccioniana.
E' difficile vedere il bicchiere mezzo pieno in questa situazione, ma siamo sicuri che il progetto della nuova proprietà non sia quello giusto? Sono evidenti alcuni errori marchiani in fase di progettazione: la riconferma di Walter Mazzarri, mai amato e apprezzato dall'ambiente nerazzurro è stata, forse, il granello di sabbia negli ingranaggi di questa stagione, ma una società giovane, che si affaccia ad un mondo difficile come quello del calcio, è comprensibile che commetta qualche iniziale errore di inesperienza in fase di programmazione. Per il resto il progetto sembra virtuoso o almeno interessante: un progetto affidato a un allenatore esperto e allo stesso tempo moderno come Roberto Mancini, incaricato non solo di allenare ma di fare anche un po' il manager all'inglese, vedi la libertà di movimento nel mercato di gennaio. La rosa è stata rinforzata bene tenendo conto dei pochi soldi in cassa: i rinnovi di Icardi e Kovacic, gli acquisti di giocatori forti e ottimi in prospettiva come Brozovic, Santon e Shaqiri, appetiti a livello internazionale ma attratti soprattutto dal progetto nerazzurro, che evidentemente qualcosa di buono dentro ha. Lo stesso Podolski, per quanto poi abbia faticato, non ha esitato ad accettare la corte nerazzurra, pur essendo, almeno al momento dell'acquisto, un giocatore di chiara fama internazionale. L'Inter è tornata ad attrarre, pur senza fare risultati. Perchè ha le idee più chiare di quanto sembri, Ausilio è un dirigente capace e la squadra viene costruita sulle esigenze dell'allenatore, fatto abbastanza inedito in Italia.
I progressi nel campo del marketing e dello sfruttamento del marchio sono lenti, ma ci sono comunque, e alla lunga potrebbero dare risultati anche in campo finanziario. Il Settore giovanile viene costantemente rinforzato e, chissà, il periodo di ristrettezza economica magari aiuterà Mancini a non far disperdere il talento di giovani forti e di belle speranze come Puscas, Bonazzoli, Camara o Dimarco, come spesso è accaduto in passato.
La gestione Moratti era senz'altro romantica e lasciava trasparire tanto impegno e tanta volontà nel mantenere l'Inter ad alti livelli, ma si poggiava su solide basi economiche, non per niente il castello di carte è crollato quando le casse sono rimaste asciutte. La sensazione è che, nonostante tutto, l'attuale gestione abbia un indirizzo e un progetto programmatico addirittura più definito di quella passata, che eppure ha raccolto la bellezza di 16 trofei. Insomma, ci si lamenta spesso del fatto che il calcio italiano difetti in pazienza e programmazione. Non è che, magari, questo potrebbe essere il tipico caso in cui bisognerebbe dare tempo a un progetto tecnico?