La voce ferma di Mancini, il sole ad illuminare Appiano, volti sorridenti, il cammino verso l'Europa League sembra calmo, sereno. La rimonta del San Paolo restituisce all'Inter motivi per guardare con ottimismo al difficile incontro con il Wolfsburg. Reazione e carattere, la capacità di giocarsi la partita, a dispetto della forza dell'avversario. Serve, con il Wolfsburg, la miglior Inter. Fondamentale reggere l'urto nella prima mezz'ora in terra di Germania, di fronte alle accelerazioni di Schurrle e De Bruyne. I tedeschi, spavaldi, lanciano il guanto di sfida, l'Inter è pronta a raccoglierlo, ben conscia dell'importanza che riveste la competizione per una squadra lontana dal vertice in A.
Rispetto al campionato, un cambio obbligato. Brozovic non può essere schierato in Coppa, al suo posto favorito Hernanes. L'ingresso del brasiliano, nel finale di Napoli, mostra come l'Inter abbia bisogno di qualità. Hernanes pensa calcio e ha piedi sopraffini, semmai il dubbio è sulla tenuta fisica, non certo sulla qualità. Conferma per Medel e Guarin, guerrieri calati nell'arena. Shaqiri sulla trequarti, davanti ancora Palacio e Icardi. L'alternativa stuzzicante porta a un cambio di modulo, con due mezzepunte alle spalle di Icardi. In quel caso rilancio di Kovacic, rimesso in naftalina dopo le recenti prestazioni deludenti.
Dubbi soprattutto nel reparto arretrato, Vidic ha esperienza internazionale e l'Inter pare non poter prescindere dalla sua leadership, perché a turno Juan Jesus e Ranocchia stentano. Al San Paolo, il brasiliano, distratto, concede il gol ad Hamsik e riapre il "caso difesa". Fino ad oggi mai insieme Vidic e Ranocchia, quindi probabile che il ballottaggio sia ristretto a loro due. Sulle corsie, D'Ambrosio e Santon. Campagnaro, lasciato a riposo domenica, è fuori causa per un affaticamento ai flessori della coscia sinistra, sosta rinviata quindi per Santon, gettato nella mischia poche ore dopo il ritorno all'Inter e fino ad oggi spremuto per cause di forza maggiore.