L'Inter, di nuovo a casa, prepara la volata destinata a culminare nell'incontro-scontro dello Stadium. Giorni di lavoro e riflessione, per Mancini soprattutto. Al vaglio del tecnico la condizione di diversi elementi di spicco. Mentre impazza il mercato, con Podolski a un passo, alberga nella mente del tecnico l'idea di un cambio, repentino, per sfidare la Signora. Dal 4-3-1-2 delle ultime uscite al 4-2-3-1, provato nei 90 minuti di Marrakech contro il Psg. Tre uomini alle spalle di Icardi, due chiamati a proteggere uan retroguardia composta da un terzino di spinta, D'Ambrosio, e uno di contenimento, Juan Jesus. 

Il dubbio, non da poco, riguarda Rodrigo Palacio. L'argentino è l'elemento perfetto per occupare una casella esterna a lato di Kovacic, ma convive da tempo con problemi alla caviglia. Dopo i fastidi di inizio anno, la ritardata preparazione e una condizione in perenne divenire, ecco nuovi acciacchi sulla strada della redenzione. Il gol con la Lazio, una sorta di liberazione, non segna la svolta, come auspicato e Palacio continua ad allenarsi a singhiozzo. A parte, fino ad oggi. Mancini spera e studia le alternative. 

Il rientro di Hernanes, abituato, ai tempi della Lazio, a un ruolo defilato, concede un'occasione in più, ma senza Palacio resta un buco preoccupante nell'undici ipotizzato. Dodò non può occupare quella zona di campo, Osvaldo è profilo differente, Bonazzoli entusiasma, ma è giovane. Lanciarlo nella mischia è colpo intrigante, ma rischioso. C'è Guarin, decisivo nell'era Stramaccioni proprio a Torino. Difficile comprendere il colombiano, difficile studiarne la psiche.

Sulla scacchiera un'infinità di soluzioni, nessuna certezza, aspettando Podolski, sperando in Palacio.