Mancini è guardingo, abbozza un sorriso, respinge lo sgarbo Cerci, e pensa al futuro, per forza di cose diverso. L'Inter del 6 gennaio, quella pronta a sfidare la Juve, allo Stadium, sarà la prima preparata con pazienza dal nuovo tecnico. La mano di Mancini si allunga sulla squadra, per idee, spirito, mentalità. In campo, e fuori. Il tavolo di mercato si affolla col passare delle ore e l'Inter, volente o nolente, si erge a protagonista. Il fronte esterni si surriscalda nella serata di fine anno, Marrakech diventa teatro di trattative e operazioni.
C'è Lavezzi e Milano si sente grande, come un tempo. Un nome altisonante, un argentino, idolo a Napoli, messo da parte a Parigi. Troppe stelle alla corte dello sceicco e allora via, rottura e niente ritiro. Lavezzi punta l'Inter e l'Italia, terra accogliente, forse non più di grande calcio, ma comunque desiderabile. Un pranzo e un colloquio. Resta il nodo della formula. L'Inter vive di prestiti, al risparmio, il Psg punta a monetizzare. Accordo possibile, perché tutti vogliono una conclusione positiva. All'Inter serve Lavezzi, al Psg meno, Lavezzi vuole l'Inter. Tasselli pronti ad incastrarsi perfettamente in un mosaico di mercato decollato nelle ultime ore.
Sale il Pocho, scende Podolski, questione di denaro. L'Arsenal chiede due milioni, i nerazzurri nicchiano. La volontà del giocatore è chiara. La Premier, in panchina, perde il suo naturale fascino. Si tratta, ma la strada, improvvisamente, è complessa. Da Londra, sponda Chelsea, apertura invece sul fronte Salah. Profilo medesimo, ala offensiva, in fondo alle gerarchie di Mourinho. Dalla parte dell'egiziano una carta d'identità intrigante. 22 anni, rispetto ai 29 di Lavezzi e Podolski, un bell'affare. Prestito di 18 mesi, con diritto di riscatto.
Mancini chiede due arrivi nel reparto d'attacco, per virare con forza su un modulo differente. L'Inter studia le opportunità, il mercato, avaro, offre comunque nomi stuzzicanti. Si parte tra poco, ma è già "guerra".
Fonte Gazzetta dello Sport