Silvinho - Inter, cosa fatta. Tocca all'ex Barcellona appoggiare il Mancini allenatore, sedere a fianco al tecnico di Jesi per costruire l'Inter di Thohir. Una figura di spicco, in grado di unire al ruolo di guida quello di campo. Appese da poco le scarpette al chiodo, Silvinho rappresenta il perfetto collante tra il gruppo e la società, una sorta di confidente, un uomo di fiducia a cui affidarsi non per semplici nozioni tattiche. 

A spingere Mancini verso la scelta - dopo il "no" di Adani, il preferito - l'attitudine del brasiliano, abituato a grandi piazze, perfettamente calato in realtà ingombranti, in piazze stracolme di trofei e vittorie. 

Ad anticipare l'approdo a Milano, le parole di Silvinho alla radio brasiliana Jovem Pan "Vado in Italia; ero molto felice al Corinthians, però ho ricevuto un'ottima proposta da parte dell'Inter, qualcosa che mi aiuterà molto a sviluppare le mie capacità da assistente tecnico. La previsione di carriera di un atleta è difficile da misurare, quella di un allenatore volendo lo è di più. Sono felice di quanto ho appreso e assorbito; da qui, non so fra quanto tempo, conto di essere pronto a cominciare la mia carriera di allenatore, in Brasile o in Europa".

L'addio, difficile, al Corinthians per sposare un progetto nuovo, diverso, ambizioso. Ricostruire l'Inter, dalle fondamenta. Riportare una squadra storica a fasti antichi "E' stata la scelta più difficile della mia vita sul piano professionale, senza dubbio. Per 20 giorni ci ho pensato quotidianamente, perché tanto l'Inter quanto il Corinthians hanno ottimi progetti, e non è facile sceglierne uno. Ho parlato anche con la mia famiglia circa il periodo di adattamento. Spero di aver fatto la scelta migliore", prima di tornare a casa "E' bella questa sensazione di andare, apprendere, riciclarsi e poi tornare". 

In attesa dei ritocchi di gennaio, l'Inter si completa altrove, cercando figure di personalità, esempi di calcio, di vita.