"Giochiamocela, poi vediamo cosa succede...". Sembra essere questo il leitmotiv di una nobile decaduta del calcio italiano come l'Inter, per la prima volta nella parte destra dalla classifica come non succedeva da tanti anni. Con i risultati negativi viaggiano le paure, le incomprensioni, le difficoltà che appaiono insormontabili prima di tutto dal punto di vista psicologico.
L'effetto Mancini, seppure in piccole dosi, sta curando la malattia interista. Iniezioni di fiducia ed entusiasmo accompagnano sedute di allenamento votate alla costruzione di un pacchetto solido di certezze. La difesa, con i vari Ranocchia e Juan Jesus è ancora da registrare; il centrocampo ha poca qualità e il nuovo mister non la penserà sicuramente come Mazzarri in quanto a idea di gioco e interpreti ideali; l'unica nota positiva sembra il ritorno prepotente di Osvaldo.
Tra i piccoli segnali di ripresa e le tante leggerezze guastafeste (si veda il primo gol di Pjanic ieri sera), una certezza: l'Inter prova a essere squadra vera. Ci prova, reagisce, vuole cambiare pelle e tornare al successo subito, con la stessa ambizione del suo allenatore. Certo, la strada è lunga e in salita, ma il mercato di gennaio potrebbe portare qualche punto virtuale in più alla Beneamata.
Due giocatori pronti subito, su tutti un'ala offensiva e un centrocampista di qualità, oltre alla riscoperta di ottimi giocatori già a disposizione come Hernanes e Guarin. L'Inter prova a ripetere i fasti del 2006, per i tempi che corrono basterebbe già vincere e convincere domenica prossima, in casa contro l'Udinese.