Segnali, confortanti. L'Inter esce tra gli applausi di San Siro, con tre punti in tasca e il passaggio ai sedicesimi, con un turno d'anticipo. Ritrova Osvaldo, perfetto nel muoversi da ghepardo tra le linee nemiche e santifica Handanovic, "leggero" in occasione del vantaggio ospite, ma superbo nel neutralizzare l'ennesimo rigore e felino nel volare su Kalinic. Il resto è una partita giocata così così, resa impervia da un atteggiamento discutibile.

Mancini opera, per necessità, qualche cambio, ma non è negli uomini, quanto nell'atteggiamento, il problema dell'Inter. Il 4-3-1-2, che, in fase di non possesso, si trasforma, come nel derby, in uno schieramento a una sola punta, con Icardi e Hernanes sacrificati sull'esterno in copertura, presenta troppe anomalie. Giocatori costretti a rincorrere, senza le giuste doti per farlo. Non a caso è in zona centrale che Hernanes esplode, innescando il 2-1 di Osvaldo.

In mediana, l'Inter giochicchia, ma pecca di qualità. Kuzmanovic, bravo e freddo a timbrare il pari, è un buon palleggiatore, ma non un creatore di gioco, Medel e Guarin vestono abiti differenti. Senza piedi buoni, la manovra risulta stantia e ne risente tutto il comparto offensivo, mal servito e poco supportato.

A balzare all'occhio, l'ingresso in campo. La concentrazione, latente, complica i piani. Soprattutto il duo centrale, Ranocchia - Juan, testimonia una scarsa confidenza con la serata europea. L'irruenza del brasiliano e la sconsiderata espulsione dell'azzurro, cartoline di un'interpretazione errata della partita. Pochi secondi giocati nella ripresa e squadra in dieci, dopo aver rischiato ben prima il rosso. Per Ranocchia, capitano, non un biglietto da visita convincente. Fondamentale, in difesa, l'esperienza di Vidic. 

Mancini osserva dalla tribuna e prende nota. La strada per tornare grandi è lunga e lastricata di insidie. Lavorare per trovare il giusto equilibrio, evitando pericolosi cali di intensità. Da valutare Nagatomo, uscito per un problema alla spalla, e Hernanes.