I primi 18 minuti di gioco della partita tra Inter e Verona potevano bastare per comprendere la stagione interista. Attacca la squadra di casa, perde palla e su ripartenza scaligera Toni insacca al volo su sponda aerea di Christodoulopoulos. Cala il silenzio a San Siro. Un nuovo dramma sportivo si consuma e una grande nube si avvicina minacciosa sulle teste di giocatori e dirigenti.

Le folate offensive di Dodò e Nagatomo servono a poco se alla prima indecisione ti ritrovi a rincorrere l'avversario, è meraviglioso Mateo Kovacic, ma se Medel ti lascia in 10 sul più bello...Quante contraddizioni, quali spiegazioni? Rabbia ed esaltazione. Il nero o l'azzurro?

La pazza Inter che ti fa soffrire ricompare, e quando pensi che ne sia valsa la pena distrugge tutto. Dall'impresa sfiorata (dopo un secondo tempo giocato in 10 uomini per l'espulsione di Medel, ndr) al tuffo nella mediocrità. Un altro, pesante, passo indietro sotto gli occhi di un presidente che sta pensando più a carte e conti che al campo, ma che per questo non è sprovveduto e pensa a cambiamenti importanti.

Dove è finita l'anima tanto invocata da Mazzarri nelle sue precedenti esperienze da allenatore? L'anima dell'Inter è, a questo punto, talmente leggera e fragile da non esserci più. E allora sarebbe meglio calare il sipario su un progetto condiviso timidamente dagli stessi autori e poco gradito a pubblico e tifosi. Lo spettacolo offerto ha ormai poco da spartire persino col tragicomico.

L'Inter non sarà da scudetto, ma nemmeno da metà classifica. Gioco, spettacolo e risultati. Tre zeri. Tre punti persi. Ancora una volta.