Segnali di risveglio, confortanti input di crescita. L'Inter rilancia una candidatura forte verso la terza piazza che profuma di Champions.
Eppure, dopo la disfatta di San Siro, contro l'indiavolato Cagliari di Zeman, e quella di Firenze, nessuno avrebbe più scommesso un centesimo su quell'Inter data già come "bollita", troppo lenta, prevedibile, incapace di crear gioco e per di più con una difesa che traballava oltremisura.
Invece eccola qua quell'Inter del tramonto, quella considerata già con un piede nella fossa, eccola qua, pronta a dare l'assalto a quelle posizioni che in classifica spettano ad una squadra con tal blasone.
L'Inter rialza la china, lo fa già contro il Napoli nel finale col botto del posticipo di San Siro, quando digrigna i denti e rimonta uno svantaggio che sembrava già essersi trasformato in sconfitta, l'Inter è viva e lo dimostra sia a Cesena che a Milano contro la Samp, vincendo dagli undici metri sì, ma facendo sfoggio di un gioco intenso e di un carattere da grande squadra, che non si abbatte e al momento giusto spara un colpo solo, ma letale.
E se questo non basta, gli altri motivi per esser fiduciosi li potete trovare in campo, ognuno ha un numero e un nome diverso. Tra i pali della porta, ad esempio, ci troverete un certo Samir Handanovic, che da quando è arrivato qui ha sbagliato poco e nulla, rimediando a volte ad "orrori" difensivi che già facevano urlare al disastro. Un pó più avanti, in difesa, c'è quell'Andrea Ranocchia che si prende la fascia di capitano e la merita pure, ponendosi oggi come baluardo della retroguardia interista che rispetto alle scorse stagioni migliora a vista d'occhio.
A centrocampo arriva il bello. In mezzo, ci stanno un profeta brasiliano ed un baby-fenomeno croato, che dal nulla, tirano fuori dal cilindro i conigli più belli che i tifosi della beneamata possano guardare. Hernanes dalla sua ha grande tecnica e un tiro che fa male sia da vicino che da lontano, Kovacic quest'anno ha trovato pure la via del gol e l'impostazione mentale giusta, per mostrare a tutti che le voci sul proprio conto non erano infondate.
In avanti, ci sono quelli che devono far male agli avversari. Icardi, lo fa eccome. L'argentino, se non ha a che fare con guai fisici e social network, è un bomber puro, con un istinto da killer che fa sognare i tifosi e spaventa gli avversari. Dietro di lui c'è Palacio, che la via della porta non l'ha ancora trovata, ma El "Trenza" compie un lavoro eccezionale per servire Maurito, instancabile, corre e svaria su tutto il fronte offensivo, detta tempi e passaggi. Il gol? Quello arriverà.
Sulla fascia Dodò, arrivato da Roma senza troppi entusiasmi, che corre, dribbla e si rivela un colpo azzeccato che con quell'estro da brasiliano delizia gli occhi che vedono nerazzurro.
In panchina poi, c'è l'accentratore di San Vincenzo, criticabile forse, ma capace di estrarre il massimo col minimo.
Adesso, al Tardini c'è il Parma, e se è vero che tre indizi fanno una prova, l'Inter deve vincere e confermare quanto di buono fatto nelle ultime gare. Come una Fenice, risorgere dalle ceneri di un passato glorioso, adesso si può, adesso l'Inter, deve tornare Inter.