Finalmente, Inter. Erano mesi che non si vedeva una squadra con gli occhi della tigre davanti al proprio pubblico. Undici uomini attenti, concentrati, determinati e per questo premiati dopo i 90 minuti spartiacque contro la Sampdoria terza forza del campionato.

L'Inter che attacca da destra verso sinistra sa che non saranno ammessi passi falsi, alibi o giustificazioni. Conta solo vincere, preferibilmente convincendo una platea dai gusti raffinati e alquanto esotici. L'Inter salva se stessa, si rilancia, abbraccia il suo allenatore e i suoi tifosi.

Compattezza, pressing alto, concentrazione, fluidità nella manovra finalmente ispirata dal Profeta Hernanes e da un Kovacic illuminato dal Signore. La Sampdoria di Mihajlovic risponde colpo su colpo, ma sono i nerazzurri a fare la partita e a concretizzare poco o nulla rispetto alla mole di gioco creata. Un Palacio ancora al 70% della forma dà speranze ai blucerchiati, ma la giustizia, a volte, esiste anche nel campo da gioco.

Avanza l'Inter, ci crede, ha il vento in poppa e tutti i documenti in regola. Medel applica severamente le leggi della dogana, i postini Kovacic ed Hernanes sembrano avere le ali ai piedi. Superlativa la prova del baby croato, proprio nell'anno che potrebbe sancire la sua consacrazione tra gli enfant prodige del nuovo millennio.

Vittoria. Tre punti pesanti e vitali nel momento più indicato, contro tutto e tutti. L'Inter é (probabilmente) tornata quella vera, propositiva e poco attenta alle dinamiche della classifica. Al Tardini si attendono ulteriori passi avanti. La continuità sarebbe il migliore regalo all'intero ambiente.