L'istantanea di Thohir, cupo in volto, sulle tribune di San Siro, racconta di un pomeriggio nefasto per i colori nerazzurri. Il Presidente non parla, quantomeno alla stampa. Nello spogliatoio, nelle camere oscure di casa Inter, probabilmente sì. Il processo di ricostruzione non può permettersi battute d'arresto violente come quella di ieri. Lo sa Mazzarri, ma la sua ammissione di colpa a fine match non basta, né ai tifosi né al magnate indonesiano.
La scelta societaria è chiara. Distaccarsi da una manifestazione di superbia e scarso impegno. Le parole di Ausilio risuonano forti nel post partita e giungono da monito a tutti coloro che, nella giornata di ieri, non hanno lasciato in campo la giusta cattiveria. Non è stato un episodio, l'espulsione di Nagatomo, a decidere l'incontro, quanto un atteggiamento, generale, di arrendevolezza.
"Giochiamo ogni tre giorni, la stanchezza ci sta ma se una squadra vuole diventare grande deve essere più umile e cattiva. Non è possibile subire quattro gol di cui uno regalando l’assist e gli altri con palle che vagavano in area ma su cui arrivavano sempre prima gli altri. L’Inter oggi (ieri, ndr.) ha fallito, ma tra giovedì e domenica dovremo fare tesoro di questa dura lezione. Siamo tutti molto delusi, Thohir in primis. Giusto che la gente alla fine abbia fischiato, anche se sino all’ultimo ci hanno sostenuto e di questo dobbiamo ringraziarli".
Il calendario non aiuta l'Inter, perché la Serie A, dopo i due impegni casalinghi, presenta le sfide con Fiorentina e Napoli. Due fermate già decisive nella corsa al terzo posto, a cui ambiscono anche gli uomini di Montella e Benitez. Prima l'impegno europeo, sulla carta agevole. Pronto un ricco turnover, con spazio per chi fino ad ora ha visto il campo con meno continuità "I giovani sono da Inter e giovedì ci sarà spazio per loro".