Quattro fermate, non certo semplici, per accontentare Thohir, rinsaldare la panchina di Mazzarri, avviare con entusiasmo il nuovo corso. L'Inter scruta l'orizzonte, la sfida col Napoli e a seguire il derby. Passa da quei 180' il destino europeo dei nerazzurri e la sorte di tanti, oggi protagonisti, domani chissà. Due vittorie, larghe nel punteggio, meno nel gioco, per rinsaldare la quinta piazza, tener d'occhio la rimonta rossonera e, perché no, puntare più in alto, alla Fiorentina, distante solo due lunghezze.
Mazzarri ha scelto la via della continuità per uscire da un periodo negativo. Gli stessi undici, eccezion fatta per lo squalificato Ranocchia, capaci di imporsi a Marassi in campo anche a Parma. Il Tardini è da tempo campo ostico, fonte di sofferenze e sconfitte. Dal giorno in cui Ibra si alzò dalla panchina, divinità delle acque, per trascinare i compagni fuori da dubbi e sabbie mobili, solo fermate, pesanti. Ecco perché un'affermazione sul campo di una diretta concorrente, in salute, porta ottimismo. Tante le note liete. Handanovic è tornato il campione che cambia l'inerzia della partita. Eder e Cassano hanno visto le loro voglie fermarsi al cospetto dello sloveno. Strano il destino. Proprio un girone dopo, Samir è di nuovo implacabile. Alle spalle il peggior periodo in nerazzurro, vissuto proprio a cavallo della sfida d'andata col Parma. In una difesa non impeccabile, con Samuel e Campagnaro talvolta fuori fase, ha brillato ancora Rolando. Non solo una certezza nel reparto arretrato, ma anche uomo gol. La sua assenza con i partenopei peserà parecchio.
In mediana non è emersa la qualità sperata. L'Inter attende il miglior Hernanes. Il profeta, non al meglio fisicamente, stenta a decollare. Non manca la voglia, talvolta è perfino eccessiva. L'intestardirsi in dribbling prolungati nuoce alla squadra. Positivo Kovacic, non tanto in fase offensiva, quanto in copertura. Due o tre rincorse a perdifiato hanno fatto stropicciare gli occhi al pubblico, soprattutto a Mazzarri. Imprescindibile, ancora oggi, l'esperienza di Cambiasso, fondamentale la continuità di Guarin. Punzecchiato, entra e chiude la partita. Resta un potenziale campione. Difficile dire se a quell'età si possa ancora compiere l'ultimo passo.
Davanti per una volta è mancata la consueta puntualità di Icardi. Meno brillante dal punto di vista fisico, mal assistito, con continui cross leggibili dalla trequarti, Mauro non ha trovato lo spunto. Senza i suoi gol, l'Inter si scopre povera, perché Palacio corre, più di tutti, ma non sempre può trovare anche l'assolo personale.
Per la lotta europea, restano in corsa otto squadre. Dalla Fiorentina, finalista di Coppa Italia, a quota 58, fino all'Atalanta a quota 46. Un passo indietro i ragazzi di Colantuono e lo splendido Verona di Mandorlini. Un'impresa servirebbe anche a Torino e Lazio. A giocarsi i due posti, considerando la viola, visto il calendario, tranquilla, Inter, Parma e Milan. A sorpresa volgendo lo sguardo agli incroci di questo finale sorride Donadoni. A far da contraltare a match sulla carta abbordabili la maggior profondità di rosa di Milan e Inter, con Mazzarri che guarda tutti dall'alto dei suoi 56 punti.