Parla ancora Walter Mazzarri, questa volta in una lunga intervista concessa al Quotidiano Sportivo. Lunghissima intervista quella del tecnico che tocca molti temi: dal campionato, alla squadra, passando per i tifosi e per le stesse ambizioni del tecnico. 

Sassuolo- Domenica è arrivata la prima vittoria di questo 2014, che non ha però cambiato il modo di lavorare: “Ho sempre cercato di tenere la squadra al riparo dalle turbolenze, lavorando e correggendo gli errori ed esortando i ragazzi a pensare solo al campo per cambiare la tendenza dei risultati. Il Sassuolo è archiviato, ora c’è in testa la Fiorentina”. Quello che cerca l’allenatore è il raggiungimento del massimo da parte della squadra ovvero: “Far capire a tutti i calciatori che se tutti rendono ad alti livelli il risultato si moltiplica. Non voglio una pazza Inter, quella che fa una volta bene e l’altra no, ma una squadra che cresca e migliori di giorno in giorno”.

Fiorentina - Subito un match importante per l’Inter che non ha tregua, dopo la vittoria non c’è tempo per stare tranquilli, tocca subito mettersi a lavorare perché sabato c’è la Fiorentina, squadra davvero ostica: “Quella viola è una squadra molto pericolosa soprattutto sul suo campo. Ma noi siamo fiduciosi di poter dare una certa continuità di risultati. E poi dall’inizio dell’anno parlo di tappe, ogni fermata è un qualcosa in più pensando al futuro. Non dimentichiamo che siamo nel famoso anno di transizione”. I viola, al quarto posto, sembrano davvero irraggiungibili per i neroazzurri: “Da allenatore non faccio confronti, penso all’Inter e a portarla più in alto possibile pensando gara dopo gara e senza porsi limiti. Noi dobbiamo guardare noi stessi e cercare di raggiungere il massimo tutti i giorni. E forse spingersi oltre”.  Passando agli aspetti tattici, sabato sarà importante prestare attenzione a Cuadrado e, cercare di sfruttare Hernanes: “Hernanes dovremo valutarlo in questi giorni, ha un problema muscolare. Cuadrado è bravo, sarà da limitare ma non è l’unico; la Fiorentina ha un modo di giocare che mette tutti in difficoltà”.

Giocator i- Guarin, autore di una grande partita domenica scorsa, sembra  incredibilmente recuperato dopo le note vicende del calciomercato: “Non entro nel merito delle scelte di mercato, sono valutazioni che si fanno in società. I fatti però dicono che con me il ragazzo ha sempre giocato anche quando la gente storceva il naso. Poi c’è stato il mercato e io l’ho preservato, ma adesso è ritornato”. Chi invece ultimamente trova poco spazio o offre prestazioni non convincenti, sono certamente Ranocchia, Kovacic e Icardi, tra i più giovani in rosa, segno forse di un progetto giovani definitivamente accantonato: “Ranocchia non lo considero più un giovane ma uno già fatto e pronto, e quindi si tratta di scelte tecniche del momento. E comunque io reputo che se un giovane possa dare di più e sia adatto, state certi che schiero anche uno di 17 anni. Se invece lo tengo fuori è perché ritengo che altri mi diano più garanzie”. Nonostante qualche incomprensione, Mazzarri è noto per aver valorizzato molti giocatori, soprattutto: “Mi ricordo l’esplosione di Rolando Bianchi alla Reggina, paragonabile a quella di Edinson Cavani. E poi Giampaolo Pazzini alla Sampdoria. Se si parla degli esterni direi tutti”. 

Mazzarri e Montella - Due tecnici molto diversi eppure criticati egualmente dalla critica: il primo definito spesso “piangina”, il secondo “lamentino”, etichette che il tecnico interista giudica in questo modo: “Delle volte sento certe cose e mi viene da dire ‘da che pulpito viene la predica’. Poi vedo l’affetto dei tifosi interisti che mi fermano e mi dicono: “Non si faccia influenzare da tutti quelli che sono contro, sappiamo chi è lei”. Ecco, a me interessa questo. Se sono gli avversari a parlare così di me perché non hanno altro da dire, non m’interessa; chi mi conosce sa che non sono proprio un piangina. Diciamo che protesto, non sto zitto. Tutto questo mi va bene. E poi credo che chi ascolta le mie proteste si rende conto che avevo ragione”. Montella vuole “giocare divertendosi”, motto che Mazzarri apprezza ma che ora non può permettersi: “Il mio motto vista l’esperienza sin qui maturata è cercare di fare un gioco che piaccia ma che miri al risultato. In Italia conta solo quello, non basta giocare bene ma serve essere concreti”.

Inter - Mazzarri non ha mai rinnegato la scelta fatta, nemmeno di fronte alla battuta di Moratti: “Forse è  lui che non è troppo contento della società e dei giocatori”: “Al di là della battuta ha dato l’idea di essere contento di avermi affidato la squadra. E perché sa davvero come lavoro per la società. Non mi pento mai quando faccio una scelta. La porto avanti e voglio essere apprezzato per quello che faccio. Se tutti capiscono che faccio il massimo la cosa mi coinvolge di più. Se invece vengo criticato e messo ingiustamente nel calderone ci resto male”. 

Tifosi - I supporter, anche in questi momenti difficili, si sono sempre schierati a difesa del tecnico: “Mi hanno fatto tanto tanto piacere, anche perché la gente non si è fatta fuorviare dalle critiche che ho ricevuto. Di solito queste cose si capiscono dopo un po’ di tempo, non al primo anno”. Tifosi ai quali si chiede: “Pazienza e fiducia sicuro, e cercare di trovare entusiasmo anche in un anno particolare come questo. Perché si percepisce che c’è gente che si impegna per tornare vincenti in breve tempo, per fare più calcio propositivo, per dare una mentalità”.

Panchina - In estate ebbe molte offerte ma scelse l’Inter senza dubbi: “Avevo tante richieste, anche dall’estero, e potevo scegliere. Ma quando mi ha chiamato Moratti e detto certe cose sono andato ‘a pelle’. Mi colpirono le sue parole, il suo entusiasmo. Non pensai a nulla, né alla rosa, né al mercato. Dissi vado e basta”. Ha scelto una panchina tosta, nonostante il parere dei medici fosse rivolto a un anno di stop: “Mi sarei fermato perché quando sposo un progetto riesco a dare veramente tanto… e in quattro anni a Napoli ho dato tanto. Ci si può fermare anche per ricaricarsi e trovare nuovi stimoli, a volte disintossicarsi dell’ambiente fa meglio. Ma c’era un progetto che mi affascinava ed ero stimolato”.

Thohir - Si analizza poi il rapporto tra il tecnico e il nuovo numero uno in casa Inter, puntando l’attenzione sulle possibili richieste avanzate da Thohir: “Intanto mi faceva piacere che mi conoscesse bene. E mi ha fatto spesso i complimenti, anzi le dirò di più: quando le ultime volte i risultati non erano buoni mi voleva calmare, sdrammatizzava vedendo che avevo voglia di spaccare il mondo… Sembrava fossi io il presidente”.

Domande scomode - Tre domande flash su tre temi caldi in questi mesi. 1. Cassano-Belfodil: “Prossima”. 2. Lunga panchina di Zanetti, novità in casa Inter: “Non era mai successo neppure che avesse un infortunio così grave. Anche lui è un essere umano, il confronto col passato non si può fare. Ci sono esterni che fanno bene e si programma il futuro, ma Javier è fondamentale nello spogliatoio, che giochi o no”. Lamentela di Nicchi per l’assenza del tecnico nella scorsa riunione tra arbitri e allenatori: “Mancavano tanti allenatori e poi avevo da tempo fissato un appuntamento per motivi personali”.

Mazzarri - Si termina la lunga intervista con le curiosità riguardo l’uomo Walter Mazzarri. Prima di tutto, sapendo di avere un presidente straniero, la curiosità riguarda il livello di inglese del mister: “Lo sapevo un po’ di inglese, avendo fatto l’osservatore. Mi manca qualche vocabolo ma col presidente ci si capisce”. Uomo di mare che dopo Livorno, Reggio Calabria, Genova, Napoli, viene trapiantato a Milano: “Pensavo peggio per il clima, ma non sento freddo. Anche perché ho sempre 37° di temperatura corporea”. Città caotica e panchina scomoda, cosa pesa maggiormente: “Né l’una né l’altra; poi per andare ad Appiano conosco solo una strada”. 

Infine, Mazzarri saluta con una speranza per questo finale di stagione: “Ci sono 45 punti in palio, mi piacerebbe farne tantissimi. Non mi posso porre limiti e comunque sarei contento se la squadra interpretasse ogni gara col mio spirito”.