Come se non bastasse il comunicato di ieri, fermo, deciso, arriva la conferma di oggi. La società Inter cede il passo al popolo della piazza. Un coro unanime, una chiamata alle armi sotto la sede nerazzurra. L'attesa per il comunicato di Thohir da Giacarta. Il fermento per le parole del tycoon, prima di proteste o applausi. Un lungo accerchiamento mediatico e reale. Stritolata, la dirigenza è crollata, l'ambiente si è accartocciato su se stesso. Branca e Ausilio presi a male parole. Urla di sdegno verso chi ha rovinato progetto e squadra con decisioni rivedibili, poi i fragorosi boati di assenso all'annuncio di Thohir. Guarin resta, Vucinic non arriva, la Curva ha vinto.
Si è scelto il male minore. La vittoria di Pirro. La quiete odierna, presagio di burrasca futura. Al suo arrivo Thohir aveva messo sotto esame tutti, fino a nuovo ordine. A fine anno appare necessario un colpo di spugna, un ripensamento dei piani societari. Impossibile proseguire sulla strada attuale, con un organigramma incapace di prendere decisioni, con un manipolo di tifosi che impera e decide, con uomini di bandiera che sventolano seguendo le folate più accomodanti.
Da Torino poche parole, una soprattutto. "Sconcertante". Difficile dare torto alla Juve. Per quanto si possa essere interisti, oggi occorre chiudersi nel silenzio. Un silenzio che faccia da contraltare al rumore della Curva, che ha vinto, ma senza il sorriso.