Una delle sorprese di casa Inter. Zradvko Kuzmanovic, giunto a Milano nello scorso mercato di gennaio, dopo le esperienze in Italia e Germania, per rinfoltire una mediana in difficoltà, non ha brillato nello scorcio di stagione con la casacca nerazzurra. L'addio di Stramaccioni, con conseguente approdo di Mazzarri, non ha cambiato le carte in tavola. Schierato titolare nella prima sfida di campionato con il Genoa, messo in vetrina per attirare offerte e compratori, poi riposto, a lungo, in panchina. Ora, nel peggior momento dell'Inter, il tecnico di San Vincenzo, si affida al serbo, che, subentrato nel derby, ha dato la scossa voluta. Titolare, a causa dell'infortunio di Taider, ma non solo. Mazzarri ha identificato in lui il giusto mix di quantità e qualità, per non sbilanciare eccessivamente la squadra. Da escluso a punto fermo in poche settimane. Una maglia conquistata con silenzio e lavoro. Durante InterNos, a Inter Channel, è lo stesso calciatore a esprimere la voglia di continuare l'avventura milanese, soddisfacente, aldilà di risultati e errori “L'Inter è una famiglia, una grande famiglia. Nel corso dell'anno sono cresciuto, migliorato, tanto, ma so che si deve lavorare, posso dare di più. Ho avuto qualche infortunio, ora sono rientrato e spero che nel 2014 vada meglio. Mazzarri è molto preciso, ci chiede intensità, è un ottimo tecnico. Abbiamo perso un po' di punti, ma sono sicuro che se riusciremo a giocare come ci chiede il mister la nostra forza verrà fuori di nuovo”.
Un confronto anche tra il calcio vissuto nella sua esperienza all'estero, ai tempi dello Stoccarda, in una Bundesliga in forte espansione, modello per l'attuale Europa calcistica “Qui in Italia nessuna partita è facile. Tutte le squadre sono molto preparate tatticamente. In Germania conta più la fisicità”.
La posizione in campo non è un problema, come il rapporto con i compagni “Gioco dove mi mette il mister, senza problemi. In qualsiasi posizione del centrocampo. In difesa? No no, per carità rischieremmo troppo. Vado d'accordo con tutti. Chiaramente con Kovacic e Handanovic, che parlano la mia stessa lingua, magari si parla un po' di più, ma ho un buon rapporto con tutti. Alvarez è fortissimo, incredibile. Quando ti punta, tu sai che usa solo il sinistro, ma è troppo veloce”.
La scelta della Nazionale. Indossare la maglia serba, invece di quella svizzera “Il mio vecchio Ct non credeva più in me, invece la Serbia mi ha voluto subito per la selezione maggiore, quindi ho scelto così. Mi sento un po' svizzero e un po' serbo, un mix. A livello calcistico ho scelto più per il papà. La Svizzera vive un momento d'oro, con tanti giocatori di diversa origine, ma è stata una loro scelta”.
La curiosità del numero di maglia e i reali obiettivi di una squadra, l'Inter, che per blasone e storia deve puntare in alto, ma allo stato attuale, guardando alla realtà, non può aspirare al vertice “Tra quelli liberi il 17 era quello che mi piaceva di più. Volevo il numero 88 ma era già occupato da Livaja. L'aspetto scaramantico lo ho scoperto solo dopo. Tornando indietro prenderei il n.8, ma è del grande Palacio, quindi vorrei come detto il n.88. Anche il 22 mi piace ma quello è intoccabile, quindi resterò con il 17. Se sei all'Inter vuoi sempre puntare in alto, davanti potrebbero mollare un po'. L'obiettivo Coppe europee va sempre puntato. Il terzo posto è difficile, ma dobbiamo provarci".
Leadership, parola importante. I navigatori esperti di casa Inter, gli elementi trainanti, sono di stampo argentino e Kuzmanovic, conscio del ruolo, si defila “Chi sono i leader? Tutti quelli che giocano e che sono qui. Zanetti, Samuel, Cambiasso, Chivu. Loro sono i trascinatori, io sono qui da poco e per me è difficile trascinare la squadra. Sono ancora giovane, ma la personalità crescerà”.