Dopo Thohir, Moratti, ecco Mazzarri. I giorni caldi del passaggio agognato, la nascita della nuova Inter, con Walter al centro del progetto. Svanite le voci di un possibile cambio di rotta col magnate indonesiano alla guida. Il condottiero resta il tecnico di San Vincenzo, apprezzato e ammirato anche dalla sponda indonesiana, prepotentemente insediatasi a capo del Cda nerazzurro. Non dimentica però Mazzarri, da uomo di calcio, il perché del suo approdo all'Inter. Moratti, la sua signorilità, le sue idee per convincerlo a lasciare l'ambiziosa Napoli e il fumantino De Laurentiis "Io ho avuto il colloquio diretto con Moratti. Ci siamo parlati, ci siamo detti determinate cose e aver sentito la fiducia da un presidente così importante mi ha caricato in maniera incredibile. Non ho avuto dubbi su cosa scegliere."
Ai microfoni di Radio Anch'io lo sport ha poi toccato il tema infortuni, sempre d'attualità in casa Inter. Residuo dell'era Stramaccioni, vigente anche sotto l'egida Mazzarri "Milito dovrebbe essere fuori un mese ancora, ma non è facile dirlo esattamente. Ha avuto un infortunio nel momento in cui stava crescendo, non si è ancora allenato con la squadra. Anche Icardi ha avuto problemi, non si è mai potuto preparare bene e ora si è operato. Quando ha giocato ha dato risposte importanti, ma dovrà ancora lavorare molto per raggiungere il livello di un Milito. Campagnaro è rientrato sabato, ha giocato 20 minuti. Sta meglio, l'infortunio è alle spalle." L'amichevole col Chiasso ha restituito al tecnico il leader argentino, colonna d'inizio stagione, assenza pesante durante la fase di appannamento nerazzurro. Torna il carisma di Hugo, si ferma Samuel. Il muro crolla, di fronte all'ennesimo stop muscolare. Rientrato, dopo il lento recupero di inizio anno, ora di nuovo ai box. Età, acciacchi, cicatrici di lungo corso. Il tempo bussa alla porta della colonna ex Roma. Risentimento al bicipite femorale e tre settimane di stop.
Ovvio anche il richiamo alla lotta scudetto. Il doppio successo su Udinese e Livorno ha rilanciato l'Inter e la Champions appare ora alla portata per un gruppo ancora in fase di costruzione e non esente da limiti e lacune "Chi ha visto le partite si è reso conto che la squadra ha già capito quello che voglio, cerca di fare un calcio propositivo, anche se ha commesso qualche errore di ingenuità. Ma sento il consenso del nostro pubblico, sono tutti contenti. La Juve sono anni che vince scudetti, è una squadra consolidata. Il Napoli aveva già una buona base, anche se ha cambiato allenatore, aveva calciatori cresciuti e già pronti per lottare per il vertice. L'Inter doveva ripartire da zero. Sono situazioni diverse. Dobbiamo migliorare e raccogliere i punti che meritiamo."
La stima immutata per l'esempio Zanetti. Calciatore, un domani dirigente. L'interismo raccolto in un ragazzo, che non conosce limiti e corre, a testa alta "Zanetti ha un rispetto immenso da parte di tutti. Si è messo a disposizione e io guardo il campo. Se tornerà quello che è stato, può fare la differenza."
Il presente di Mazzarri si chiama Inter, per il futuro l'esperienza all'estero, per testare altrove il modus operandi di un tecnico di campo, capace di trasmettere carattere e voglia, di "condizionare" e plasmare giocatori dati per persi lungo la difficile parabola della crescita sportiva "Mi vedo come un allenatore di club, perché vorrei fare l'allenatore tutti i giorni, fisicamente, tatticamente, psicologicamente. Mi piacerebbe anche andare all'estero un domani perché no..."