Colpi di genio, errori individuali, sintonia di squadra e fortuna: sono sostanzialmente queste le quattro definizioni, interconnesse tra loro, che vengono in mente se si pensa al gioco del calcio. Quando una o più di esse non è presente, insorgono dei problemi, ma d'altronde la difficoltà risiede proprio nell'esprimersi ad alti livelli usufruendo di tutte queste componenti. Pensando al Bologna delle ultime stagioni è davvero complesso analizzare la situazione venutasi a creare dal 2008 (anno del ritorno nella massima serie) ad oggi, ma alcune costanti emergono palesemente. Innanzitutto, le cinque salvezze consecutive fin qui messe in piedi dai rossoblu presentano il pericoloso tratto comune dell'affidamento ad un paio di uomini chiave (i vari Di Vaio, Gilardino, Gabbiadini, Diamanti e Kone), per centrare il risultato.
La strategia, coadiuvata dalla componente "fortuna", si è rivelata azzeccata se pensiamo al breve periodo, ma non può sempre dare, per la famosa legge dei grandi numeri, i frutti sperati, relativamente al lungo periodo. Pertanto arriverà prima o poi il momento in cui le giocate individuali non basteranno e una latitanza del collettivo porterà alla discesa nell'Inferno della serie B, campionato tanto spettacolare quanto complicato, in cui risalire al primo colpo appare come una velleità. Sgomberiamo però il campo da pensieri negativi, e vediamo di analizzare l'oggi.
Il presente della squadra del capoluogo emiliano è esattamente rappresentato da quanto descritto pocanzi. La salvezza passerà, anche per questa sagione, necessariamente per i piedi di Diamanti, anima e cuore pulsante di questo team. La speranza, che si ripete anno dopo anno, è quella di trovare tre gruppi peggiori dei felsinei. Ad oggi, Sassuolo, Catania e Chievo sembrano gli indiziati più quotati per la retrocessione, ma attenzione agli emiliani, che si sono imposti nello scontro diretto contro il Bologna.
I ragazzi di Pioli hanno centrato la prima vittoria in campionato solo la scorsa domenica, dopo ben due mesi di agonia e di sconfitte pesanti. In un certo senso quella partita può rappresentare la svolta, anche a detta del tecnico, che esige "continuità nel match di mercoledì contro il Cagliari". Al Sant' Elia mancherà però proprio l'uomo chiave Diamanti, complice la squalifica, per cui sfatare il tabù sardo (ai bolognesi manca il successo in terra ospite dal 2008) non sarà per nulla semplice. Emergerà dunque una, anche solo lieve, forma di gioco di squadra, oppure vedremo, come spesso è accaduto, undici uomini vagare in campo senza meta?