La risposta nerazzurra al Balotelli rossonero. Un blitz vero e proprio sul finire di un gennaio burrascoso. Un esborso oneroso per acquisire il cartellino di un ragazzino controllato dalle potenze d'Europa. Così l'Inter scelse di investire il suo tesoretto, provando con quel coupe du teatre a risollevare una stagione che cominciava a presentare il conto. Mateo Kovacic sbarca nella Milano calcistica quasi per caso. Tra i tanti nomi accostati al club di Corso Vittorio Emanuele il suo era uscito da qualche sibilo isolato, poco considerato.
Pochi minuti e il raffinato pubblico di San Siro capisce che il ragazzo ci sa fare. Qualcosa di speciale lo hai, se, non ancora ventenne, indossi la maglia della Dinamo Zagabria e guidi la squadra, da veterano, nella massima competizione europea. Se anche nella Croazia, nazionale di storia e talento, nessuno dubita della tua incoronazione a fuoriclasse futuro. Stramaccioni nella nefasta versione Inter, post Juventus Stadium, ha scolpito la squadra attorno al genietto di Linz. Posizione più arretrata quella occupata da Mateo in casacca nerazzurra. Regista vero e proprio. Appena davanti alla difesa per costruire e verticalizzare. Dettare i tempi e far girare compagni e avversari. Il neo, forse l'unico, la troppa propensione al portar palla. La ricerca della giocata sempre e comunque. Sinonimo di personalità, ma anche di rischio in quelle zone di campo.
Nella nuova Inter di Mazzarri, Kovacic doveva essere guida e riferimento. Stille di qualità, nella muscolosa mediana nerazzurra. Magari un po' più avanti. Con un Cambiasso tornato su buoni livelli a far da diga davanti alla retroguardia, più libertà per il croato. Mezzala con licenza di inserirsi e far male. L'infortunio durante il ritiro ha rovinato il progetto, precludendo al ragazzo la fase più importante. La cura Pondrelli ha rivitalizzato la squadra, ma non Mateo, costretto a saltare lo sprint decisivo verso il campionato. Il rientro è stato graduale, ma non luccicante. Impacciato, lento, rispetto al giocatore ammirato lo scorso anno. Normale. Col tempo arriverà anche la forma migliore. Mazzarri, saggiamente, ne sta dosando l'inserimento. Scampoli di partita, in una sorta di staffetta con l'altro acquisto nerazzurro, Taider.
L'infortunio di Milito, stiramento al retto femorale, che terrà il principe lontano dai campi per circa un mese, e la caviglia malconcia di Alvarez, potrebbero rilanciare le quotazioni di Kovacic in vista della sfida di Torino. Trequartista, uomo ovunque alle spalle di Palacio. Modulo che consentirebbe al tecnico di San Vincenzo di proseguire sull'impronta tracciata finora, con un'Inter coperta e pronta a far male con le percussioni dei centrocampisti. Un Kovacic versione artista, sdoganato da isterismi tattici e imposizioni difensive. Il miglior modo forse per accendere un prospetto che l'Europa ci invidia e che l'Inter vuol tenersi stretto.