Ha finito in calando la scorsa stagione, dopo aver tenuto a galla il Milan per tutto il girone d'andata. Da punto fermo a punto interrogativo. Sguardo basso, pochi sorrisi.
La finestra di calciomercato che si è appena chiusa lo ha visto ripetutamente al centro di rumors di mercato e, nonostante le smentite ufficiali post Confederations Cup, il suo posto nella rosa rossonera è stato a rischio fino all'ultimo giorno di mercato. Ma dove è finito l'enfant prodige che l'anno scorso si caricò il Milan sulle spalle a soli 20 anni? La prima parte di stagione pazzesca lo ha logorato sia fisicamente che psicologicamente e, dopo l'arrivo di Balotelli, il suo rendimento è stato in calo. Tant'è che dopo il derby del 24 febbraio, non è più riuscito a timbrare il cartellino. Utilissimo in fase di copertura, ligio ai compiti difensivi che gli chiedeva Allegri. Lavoro forse troppo sfiancante per essere poi lucido in fase offensiva. La scarsa vena realizzativa lo ha penalizzato anche in Nazionale. Prandelli, durante la Confederations Cup, lo ha ripetutamente relegato in panchina, preferendogli Giaccherini e Candreva. Schierato dall'inizio solo contro l'Uruguay nella finalina per il gradino più basso del podio, non ha incantato.
Di conseguenza, il nome del Faraone triste è finito sul mercato. Le big europee, non insensibili al suo enorme talento, hanno bussato alla porta di via Turati. La più insistente, il Manchester City del neo manager Pellegrini, è arrivata ad offrire fino a 40 milioni per l'italo-egiziano. Galliani e Braida, di fronte a tale offerta, hanno traballato. Divisi anche i tifosi, tra i fedelissimi del faraone e coloro che lo avrebbero sacrificato. Messo forse fin troppo presto in discussione, Stephan ha sentito mancare la fiducia nei suoi confronti ed il suo rendimento sul campo si è lentamente involuto.
All'esordio ufficiale in questa stagione, all'andata dei preliminari di Champions League contro il Psv Eindhoven, El Shaarawy ha interrotto finalmente il suo personale digiuno dal gol, che durava da Febbraio. In rete di testa, o meglio, di cresta. Il primo con questo fondamentale in maglia rossonera. Forse è proprio dalla testa da cui bisogna ripartire, l'avrà capito anche lui. Primi segnali di un ragazzo ritrovato, ed un'intesa con Balotelli sempre più efficace.
La partita di Verona, catastrofica per tutta la compagine rossonera, ha nuovamente evidenziato le difficoltà del faraone, costantemente fuori dalla manovra ed inconcludente. Al ritorno contro il Psv, l'urlo di gioia si è fermato su una traversa clamorosa colpita a fine primo tempo.
Le ultime mosse di mercato della società meneghina, coincise con l'arrivo di Kakà e Matri, potrebbero togliere spazio a Stephan. Non da meno, il cambio di modulo, da 4-3-3 a 4-3-1-2 lo sfavorisce, dal momento che il 92 predilige la posizione di esterno d'attacco. L'arrivo di questi due campioni potrebbe far scattare la scintilla. Si sa, la concorrenza stimola. Al contrario, la concorrenza potrebbe affossare il faraone e farlo crollare sensibilmente nelle gerarchie d'attacco.
El Shaarawy ha perso posizioni importanti anche in Nazionale. Nel match di ieri contro la Bulgaria, considerate le assenza per squalifica di Balotelli ed Osvaldo, era lecito aspettarsi il faraone in campo. A Palermo però, coach Prandelli gli ha nuovamente preferito il laziale Candreva ed il napoletano Insigne dal primo minuto e Giaccherini a partita in corso. L'italo-egiziano ha così guardato tutto il match dalla panchina, così come nell'ultima di Serie A contro il Cagliari. Provando il nuovo modulo, mister Allegri ha preferito inserire Robinho come seconda punta al fianco dell'ormai inamovibile Balotelli. Il neo arrivato Matri è subentrato al brasiliano a metà secondo tempo, mentre il Faraone ha visto il campo solo per una manciata di minuti nel recupero.
Piccoli segnali che dimostrano che il posto da titolare di El Shaarawy nello scacchiere tattico dell'allenatore livornese non è più scontato. Stephan dovrà lottare come gli altri per una maglia da titolare. E, si sa, nel calcio il giudice ultimo è solo il campo. E per un faraone talentuoso come lui, la piramide non è così difficile da scalare.