Tre punti, un fortino ritrovato. Un'iniezione di fiducia importante. L'Inter riceve applausi, come non accadeva da tempo. É iniziato il lungo percorso verso la (ri)conquista di San Siro, casa stregata nell'era Stramaccioni, campo di battaglia del condottiero Mazzarri. Già Walter, tecnico verace, uomo di campo e di spogliatoio. Uno spirito guerriero, temprato nell'inferno di Reggio Calabria, col capolavoro di una salvezza impossibile, partendo da una cospicua penalizzazione, poi nella Genova, sponda Samp, amante del bel calcio e infine a Napoli, piazza di pallone come nessun altra. La terra di Careca e Maradona, del San Paolo e del popolo festante. Cresciuto sotto la pressione di ambienti infuocati, Mazzarri è sempre uscito vincitore, a testa alta. Ha sposato l'Inter, convinto da Moratti e domenica si è preso l'esigente pubblico di fede nerazzurra. Ha osservato in pre-stagione una squadra ansimante e incompleta e ha agito di conseguenza. Prima ha coperto un reparto arretrato, parso vulnerabile sotto l'egida di Strama. Più di 50 gol incassati lo scorso anno. E allora movimenti attenti, una difesa a tre puntuale, esterni in grado di fornire apporto in entrambe le fasi e infine un centrocampo a far da diga al trio Campagnaro-Juan-Ranocchia. Una scacchiera perfetta. Certo, coperti si è offerto il fianco alle fatiche offensive. Con Cambiasso e Kuzmanovic, quantità in abbondanza, ma passo e idee limitate. Palacio, isolato, ha sofferto nei primi 45' e un Genoa semplicemente ordinato ha tenuto senza problemi il campo.
Poi una volta testata la tenuta del suo undici, ecco i colpi di Mazzarri per conquistare l'intera posta. Subito dentro Icardi per Kuzmanovic. Due punte, maggior peso offensivo e un Guarin di colpo diventato devastante. A venti dal termine la seconda stoccata del tecnico di San Vincenzo. Mateo Kovacic. Classe, personalità, leadership. Vent'anni ancora da compiere, un predestinato. Gioiello scintillante. Mai un pallone gettato, la giocata sempre in punta di piedi. La sensazione di una semplicità disarmante in ogni singola esecuzione. Entra lui e cambia l'Inter. Poi sul finale l'ultima pennellata al quadro nerazzurro. In campo Taider, uno degli ultimi arrivati. Poco sponsorizzato, ma estremamente utile. Il centrocampista ideale. Il tuttocampista. L'idea di Mazzarri è piazzarlo lì davanti alla difesa. Lui nell'Inter, come Berhami nel Napoli, al netto delle differenze tra i due. Certamente più incontrista Valon, più tecnico Saphir. La giovane Inter, quella sognata da Moratti, apprezzata da Thohir. Con in panchina Belfodil e Wallace. Funziona la cura Mazzarri, capace di rivitalizzare Alvarez, da corpo estraneo a leader. Si stropiccia gli occhi il tifoso interista nel vedere i suoi recuperi, la sua grinta, la sua voglia. Il talento non è mai stato in discussione. Aspettando Milito e Samuel, c'è di che sorridere. Bisogna attendere test più probanti, già domenica al Massimino un esame di lusso, contro il bel Catania di Maran, ma la sensazione è di aria nuova, fresca. Si lavora, si corre, si impara. Quella serie infinita di cross, ripetuti lungo tutta la settimana, in allenamenti pesanti, attenti, completi, testimonia l'attenzione ai particolari di un tecnico abituato a non fallire, abituato a sudare sul campo. Il lavoro, base, inizio, di ogni successo futuro.
Buone notizie anche sul fronte mercato. Branca e Ausilio stanno lavorando per sfoltire una rosa numerosa, in attesa di un ultimo colpo, che dovrebbe essere in mediana, viste le ultime chiusure sul fronte esterni. Schelotto passa al Sassuolo in prestito, con diritto di acquisto della metà per 2,5 milioni. Kuzmanovic interessa al Sunderland, mentre Olsen potrebbe raggiungere al Livorno Mbaye e Duncan. Da valutare la situazione di Mariga. Obi dovrebbe restare in nerazzurro. Sul fronte acquisti, Raiola ha smentito il passaggio all'Inter di Van der Wiel, rassicurando sulla permanenza del suo assistito nella ricca Parigi. Conte ha blindato Isla, viste le difficoltà per Zuniga. La Juve proverà fino all'ultimo, ma il Napoli ha proposto un rinnovo faraonico, a 3,2 milioni l'anno. Qualora partisse Pereira, i nerazzurri riapriranno il file esterni, altrimenti a posto così, con il rientro di Zanetti e la crescita di Jonathan. Continua a interessare Fernando, così come Wellington. Per Nainggolan chance al lumicino, visto il costo del cartellino e la forte concorrenza. Sfuma intanto la suggestione Eto'o. Troppo forte la tentazione Chelsea per il camerunense. Il suo agente ha negato un'offerta dell'Inter, riducendo a due le richieste per il suo assistito. Il Chelsea appunto e un club del Qatar. Difficile saper la verità. Samuel ama Milano, perché ha in Italia famiglia e amici, ma a Stamford Bridge può provare a vincere tutto, ancora una volta. Con Mourinho. Per i blues non era la prima scelta, ma le difficoltà per Rooney e Martinez, hanno “costretto” Abramovich a virare su Samuel. Un bel ripiego!
Intanto continuano le voci sull'accordo tra Moratti e Thohir. Ipotesi di firma. Giorni che vanno, giorni che vengono. Trattativa complessa, vista la posta in palio e le inevitabili ripercussioni di un passaggio di consegne di questa portata. Il magnate indonesiano vorrebbe la presenza di Moratti nell'Inter del futuro. Troppo importante la figura del Massimo tifoso nerazzurro. Da parte sua l'attuale patron vorrebbe garanzie su un impegno a lungo termine, per evitare di vedere il progetto Inter cadere di fronte alle lune di imprenditori bizzosi. Quindi la certezza di anni di stabilità, unita al diritto di prelazione su una futura cessione. La possibilità per Moratti di tornare in possesso, un giorno, della sua creatura. Si continua a discutere, a distanza, in vista dello striscione finale. In vista della decisiva stretta di mano, magari proprio a San Siro, magari durante Inter-Juve.