Non fa sconti Josè, lui che interista è stato e che in parte lo sarà sempre. Inutile nascondersi. Se scrivi la storia più bella, ti incastoni nella mente del popolo che l’ha vissuta. Poi se di quel popolo ti fai portavoce e condottiero, ti fissi ben più in là. Nella leggenda nerazzurra. Da tre anni vige Mourinho a Milano, se non in carne e ossa, come sorta di fantasma che aleggia spinoso tra le mura della Pinetina. Una sorta di involontaria comparazione, capace di stroncare il più motivato degli allenatori. Triplete, parola mai dimenticata e invece da lasciar a libri e almanacchi, per provar a riscrivere un capitolo se non sì grande, almeno bello. E allora l’Inter ritrova il vate. Per la prima volta sul campo. Mazzarri contro Mourinho. Una volta sarebbero state scintille. Il “piagnone” avrebbe detto Josè. L’uomo capace di condizionare gli arbitri con la sua dialettica, la risposta di Walter. Ora separati da km, lontani dal groviglio di polemiche, pane di casa nostra, solo parole al miele. Rispetto e stima. Diciamolo subito, vince il Chelsea. 2-0. Perché ha individualità superiori e un’ossatura precisa. Non demerita affatto l’Inter, che incappa sì nella prima sconfitta, ma mostra lampi interessanti. Guarin e Nagatomo a destra sono una catena perfetta. Asse prezioso. Pereira corre e combatte, peccato il calcio sia fatto anche di tecnica. Molto bene i tre dietro, singolarmente. Campagnaro si dimostra, anche a 32 anni, gran colpo di mercato. Lui, fedelissimo di Mazzarri, acquisito senza spendere nulla. Da oliare i meccanismi difensivi. Quegli ingranaggi che devon essere perfetti per far funzionare una macchina delicata, come può essere quella imperniata sul 3-5-2. Lentezza che i blues puniscono al minuto 13, quando Moyes spezza in due la difesa e serve Oscar per il vantaggio. Poco dopo il raddoppio. Fallo di Pereira fuori area, svista arbitrale e Hazard non sbaglia dal dischetto. Il Mazzarri d’agosto a caldo sceglie di non commentare, lo farà invece a fine gara Ranocchia, attaccando il direttore di gara. A inizio ripresa, altra tegola per i nerazzurri. Rosso a Campagnaro, ma l’Inter non crolla. Il tecnico di San Vincenzo inserisce Chivu, dispone i suoi con un attento 4-4-1, con Palacio unica punta, e regge anche in inferiorità numerica. Piace l’atteggiamento di una squadra che dimostra di avere già un’anima, quella guerriera del suo nuovo condottiero. Quella che aveva ai tempi di Mou, quando era l’Europa ad avere paura dell’Inter. Nel finale, girandola di cambi, con in campo Belfodil, Kuzmanovic, i giovani. Poco cambia, l’Inter perde, ma passa il primo esame di livello internazionale. Non solo campo. Anzi. L’Inter gioca, si allena e volge lo sguardo. Aspettando Thohir, che si avvicina a Moratti. Applaude l’attuale presidente e punta a chiudere in breve termine. Possibile una visita lampo negli States del magnate indonesiano. Decisiva la prossima settimana per risolvere gli ormai noti intoppi. Dalle quote, maggioranza o minoranza cambia eccome ha fatto intendere Erick, alle cariche dei Moratti all’interno del nuovo organigramma. Moratti-Thohir, sembra in dirittura d’arrivo. Per tutti, non per Ernesto Pellegrini.
L'Inter agli interisti - L’ex guida dell’Inter, attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport, ha innescato una potenziale bomba mediatica. Al grido “l’Inter agli interisti” ha pregato Moratti di non cedere la società, di mettersi una mano sul cuore e di pensare alla creatura che fu di suo padre. Insomma un affare di sentimenti, più che di denaro. Una cordata di imprenditori milanesi per un nuovo progetto. Questa l’idea di Pellegrini. Per ora appunto un’idea, che se confermata potrebbe però avere risvolti clamorosi. Ovvio che il mercato risenta dell’incertezza, dell’empasse, societaria. In un periodo di transizione come questo, impossibile pensare a colpi dall’ingente esborso economico. Si lavora quindi per accontentare Mazzarri, senza svuotare le lacrimanti casse nrazzurre. Un esterno, possibilmente due, e un centrocampista. Si parte da qui. Isla pare ormai capitolo chiuso, stando a Conte e Marotta, anche se la Juve continua a spingere per Zuniga e Kolarov. Vicino è Wallace, brasiliano del Chelsea, che in Inghilterra è bloccato da problemi burocratici. L’Inter vorrebbe il prestito con diritto di riscatto, il Chelsea il prestito secco. Più intricata la situazione in mediana. Nainggolan costa troppo e senza Thohir non si fa. Wellington verrebbe di corsa. La proposta nerazzurra: 3 milioni per il prestito oneroso. 9 milioni per l’acquisto a titolo definitivo. La risposta dal Brasile. Negli ultimi giorni altre due candidature prepotenti. Taider e Luiz Gustavo. Per il calciatore del Bologna, 3,5 cash più Khrin e Mbaye. Il felsinei però hanno sparato altissimo, quindi la trattativa si è arenata velocemente, anche se l’agente del giocatore spinge per l’approdo a Milano. Luiz Gustavo al Bayern è chiuso dai talenti di casa Pep e lascerebbe la Bundes per la Serie A. I bavaresi hanno però già rifiutato una proposta da 15 milioni per lui. Difficile cedano senza monetizzare. Come sempre, per chiunque, sono i soldi a fare il mercato. Senza, bisogna attendere l’idea giusta. L’arte dell’arrangiarsi, il mercato dell’intuizione, nell’epoca del fair play finanziario, che sembra valga in Italia, ma non altrove.